Il Mosè di Michelangelo

Il Mosè di Michelangelo fu realizzato per decorare la tomba di Giulio II presso la Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. Secondo un progetto iniziale del 1505, il monumento prevedeva oltre 40 sculture in marmo a tutto tondo, ma nel progetto finale (ultimato nel 1545) furono realizzate appena sette statue, di cui soltanto tre eseguite da Michelangelo e in cui il Mosè costituì il soggetto centrale che di lì a poco divenne celebre in tutto il mondo. Lo stesso Michelangelo, meravigliato del suo capolavoro, fece scrivere al suo biografo: “Questa sola statua è bastante a far onore alla sepoltura di Papa Giulio II”.

Descrizione dell’opera

La statua del Mosè è raffigurata da Michelangelo come un uomo anziano dall’aspetto robusto e vigoroso, seduto su un trono, con il busto leggermente inarcato ed il volto ruotato verso sinistra. Il piede destro è saldamente poggiato a terra, mentre la gamba sinistra è piegata indietro, con il piede che poggia sulla base soltanto con due dita. Mosè stringe con la mano destra alcune ciocche della sua lunga e folta barba e sorregge con il braccio le tavole della Legge, mentre il braccio sinistro è abbandonato sul ventre. La maestosa opera di Michelangelo esprime appieno la solennità del personaggio biblico: il suo sguardo orgoglioso e severo manifesta una grande forza interiore ed è stato interpretato da alcuni studiosi come espressione del carattere stesso dell’artista toscano.

Michelangelo Buonarroti, Mosè, 1513-1515 (ripresa nel 1542), Basilica di San Pietro in Vincoli, Roma.

Riferimenti iconografici

Michelangelo, per realizzare questa meravigliosa scultura, si ispirò al San Giovanni Evangelista di Donatello, da cui riprese il volto contratto e molto concentrato, ma ne accentuò la carica dinamica con uno scatto della testa indietro rispetto al corpo. Altri riferimenti più antichi furono quelli dell’arte classica, come il celebre Torso del Belvedere e le divinità fluviali.

Come possiamo notare, il Mosè di Michelangelo è raffigurato con due piccole corna sulla testa, tipiche della sua iconografia che faceva riferimento alla versione della Bibbia tradotta in latino da San Girolamo (la cosiddetta “Vulgata”). La rappresentazione di Mosè con due corna sulla testa, tuttavia, è dovuta con molta probabilità ad un errore di traduzione del testo. Nel Libro dell’Esodo si narra che Mosè discese dal Monte Sinai con due raggi sulla fronte: è qui che il termine ebraico karan (=raggi) può essere stato confuso con il termine keren (=corna). Altro elemento che può aver contribuito all’errore di traduzione è dovuto al fatto che anticamente si sosteneva che soltanto Gesù potesse avere il volto pieno di luce.  

Curiosità

Secondo un aneddoto molto famoso, Michelangelo, al termine della sua opera, rimase così estasiato dal suo realismo che percosse il ginocchio del Mosè con il suo martello, esclamando: “Perché non parli?”. Fu così che, secondo questo racconto, si provocò quella apparente lesione sul ginocchio destro visibile ancora oggi. Tuttavia, diversi studi effettuati sulla statua non confermano in alcun modo la leggenda, ma evidenziano soltanto la presenza sul ginocchio di una venatura naturale del marmo.

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