6 Ottobre 2024
olocausto auschwitz
L'inizio della Seconda Guerra Mondiale, con l'occupazione della Polonia da parte dei nazisti, aprì non solo la strada ai ghetti ebraici, ma anche ad una serie di eventi determinanti che culminarono nella costruzione dei primi campi di sterminio.

L’inizio della Seconda Guerra Mondiale, con l’occupazione della Polonia, aprì non solo la strada ai ghetti ebraici, ma anche all’eutanasia di circa 70mila tedeschi rinchiusi negli istituti per disabilità o malattie mentali. Un’eliminazione selettiva, eseguita tramite la gassazione, che porterà Hitler ad elaborare la “Soluzione Finale”, alla costruzione dei primi campi di sterminio e alla messa in funzione di una macchina di morte che, in un primo momento, lasciò increduli gli Alleati (e non li spinse ad intervenire).

Inizio della Seconda Guerra Mondiale (1939-1940)

Nel settembre del 1939, l’esercito tedesco occupò la metà occidentale della Polonia.

La polizia tedesca presto costrinse decine di migliaia di ebrei polacchi a lasciare le proprie case e a trasferirsi nei ghetti, dando le loro proprietà confiscate ai tedeschi etnici (non ebrei al di fuori della Germania nazista che si identificavano come tedeschi), tedeschi del Reich o “gentili polacchi”.

Circondati da alte mura e da filo spinato, i ghetti ebraici in Polonia funzionavano come città-stato prigioni, governate da Consigli ebraici.

Oltre alla diffusa disoccupazione, alla povertà e alla fame, la sovrappopolazione rese i ghetti un terreno fertile per le malattie, come il tifo.

Nel frattempo, nell’autunno del 1939, i funzionari nazisti selezionarono circa 70mila tedeschi, rinchiusi negli istituti per disabilità o malattie mentali, per gasarli a morte nell’ambito del cosiddetto programma Eutanasia.

Dopo però che diversi eminenti leader religiosi tedeschi protestarono a gran voce, Hitler mise fine al programma nell’agosto del 1941, ma le uccisioni dei disabili continuarono in gran segreto.

Nel 1945, anno della fine della Seconda Guerra Mondiale, circa 275mila persone, ritenute disabili, provenienti da tutta Europa era state uccise.

Il programma Eutanasia svolse il ruolo di “pilota” per l’Olocausto.

Verso la “Soluzione Finale” (1940-1941)

Per tutta la primavera e l’estate del 1940, l’esercito tedesco espanse l’impero di Hitler in Europa, conquistando la Danimarca, la Norvegia, i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo e la Francia.

A partire dal 1941 ebrei provenienti da tutto il continente, così come centinaia di migliaia di rom europei, furono trasportati nei ghetti polacchi.

L’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, nel giugno del 1941, segnò un nuovo livello di brutalità nella guerra.

Le unità mobili di uccisione, chiamate Einsatztruppen, uccisero più di 500mila ebrei sovietici e altri (di solito sparando) nel corso dell’occupazione tedesca.

Un memorandum datato 31 luglio 1941, proveniente dal massimo comandante di Hitler, Hermann Goering, a Reinhard Heydrich, capo del servizio di sicurezza delle SS, è il primo documento che si riferisce alla necessità di una Endlösung (Soluzione Finale) alla “questione ebraica”.

A partire dal settembre del 1941 ogni persona designata come ebreo, e residente nel territorio detenuto dalla Germania, iniziò ad essere contrassegnata con una stella gialla a sei punti.

Ciò rese gli ebrei ancora più facilmente riconoscibili e attaccabili. Decine di migliaia furono presto deportati nei ghetti polacchi e nelle città dell’URSS occupate dai tedeschi.

A partire dal mese di giugno del 1941, nel campo di concentramento di Auschwitz, situato poco distante da Cracovia, cominciarono a tenersi esperimenti con metodi di uccisione di massa.

Nell’agosto del 1941 cinquecento funzionari gasarono a morte cinquecento prigionieri di guerra sovietici con il pesticida Zyklon-B.

Le SS fecero presto un grosso ordine per il gas ad una società tedesca di disinfestazione, un indicatore inquietante dell’imminente Olocausto.

I campi di sterminio dell’Olocausto (1941-1945)

A partire dalla fine del 1941, i tedeschi iniziarono i trasporti di massa dai ghetti polacchi ai campi di concentramento, iniziando da quelle persone considerate meno utili: i malati, gli anziani, i deboli e i giovanissimi.

Le prime gasazioni di massa cominciarono nel campo di Belzec, vicino a Lublino, il 17 marzo 1942.

Altri cinque centri di sterminio di massa furono costruiti nei campi della Polonia occupata, tra cui Chelmno, Sobibor, Treblinka, Majdanek e Auschwitz-Birkenau (il più grande di tutti).

Dal 1942 al 1945 gli ebrei furono deportati nei campi di tutta Europa, compreso il territorio controllato dai tedeschi e quei paesi alleati con la Germania.

Le deportazioni più pesanti ebbero luogo durante l’estate e l’autunno del 1942, quando più di 300mila persone furono deportate dal solo ghetto di Varsavia.

Stanchi delle deportazioni, delle malattie e della fame costante, gli abitanti del ghetto di Varsavia insorsero in una rivolta armata.

La rivolta del ghetto di Varsavia, avvenuta dal 19 aprile al 16 maggio 1943, si concluse con la morte di 7000 ebrei e di 50mila sopravvissuti che vennero inviati subito nei lager.

Ma i combattenti della Resistenza Ebraica avevano tenuto a bada i nazisti per quasi un mese e la loro rivolta ispirò le altre rivolte scoppiate nei campi e nei ghetti dell’Europa occupata dai tedeschi.

Sebbene i nazisti cercassero di mantenere segreto il funzionamento dei campi di sterminio, l’entità delle uccisioni lo rese praticamente impossibile.

Testimoni oculari portarono rapporti sulle atrocità naziste in Polonia ai governi Alleati, che dopo la guerra furono duramente criticati per la loro incapacità di rispondere o di pubblicizzare la notizia del massacro di massa.

Questa mancanza di azione era probabilmente dovuta all’attenzione degli Alleati di vincere la guerra in corso, ma era anche il risultato dell’incomprensione generale con cui fu accolta la notizia dell’Olocausto, della negazione e dell’incredulità che tali atrocità potessero verificarsi su larga scala.

Solo ad Auschwitz, più di 2 milioni di persone furono assassinate in un processo simile ad un’operazione industriale su larga scala.

Una grande popolazione di detenuti ebrei e non ebrei lavorava lì e, sebbene solo gli ebrei fossero gasati, migliaia di altri morirono per fame o a causa delle malattie.

E nel 1943 l’eugenetista Josef Mengele arrivò ad Auschwitz per iniziare i suoi famigerati esperimenti sui prigionieri ebrei.

La sua area speciale di interesse era condurre esperimenti medici sui gemelli, iniettando loro di tutto, dalla benzina al cloroformio, con il pretesto di fornire loro cure mediche.

Le sue azioni gli valsero il soprannome di “Angelo della Morte”.

Di Francesca Orelli

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