L’effetto bandwagon e le bufale sul web

Il termine bandwagon, in inglese, indica sostanzialmente il carro utilizzato da una banda musicale per suonare durante una parata. Tra chi ascolta nel pubblico, in molti vorrebbero salire sul carro per ascoltare e godere di una bella vista senza dover più camminare.

In psicologia, l’effetto bandwagon rappresenta un bias cognitivo che indica la propensione ad adottare un determinato atteggiamento o comportamento solo perché lo fanno tutti gli altri. La fatica nel camminare potrebbe, quindi, essere paragonata alla fatica nel pensare da soli.

Effetto carrozzone tra conformismo e anticonformismo

In diversi ambiti questo fenomeno (in italiano traducibile come “effetto carrozzone”) viene utilizzato con riferimento a chi segue la tendenza più diffusa al momento. Il conformismo è sicuramente un costrutto attinente con tale distorsione, ma da solo non fornisce un quadro completo.

Questo, perché nell’epoca dei social conformismo e anticonformismo possono essere analizzati, più che due estremi, come due facce della stessa problematica moneta, soprattutto considerando il mondo digitale del singolo individuo, formato spesso da gruppi e pagine che rappresentano un’unica corrente di pensiero.

Nella ricerca parossistica di essere “diversi”, e di scoprire quella verità che apparentemente nessuno conosce, si tende ad essere ancor più schiavi del conformismo, arrivando a comportamenti stereotipati e poco flessibili che non lasciano spazio ad una valutazione oggettiva.

Quando parliamo di carrozzone oggi, infatti, non sarebbe giusto fare riferimento necessariamente alla posizione maggiormente condivisa dalle altre persone, ma piuttosto alla banda che fa più chiasso, quella che si fa notare di più.

La musica più forte (o se volete gli strumenti più scintillanti) attirano le persone verso idee a volte assurde, probabilmente inverosimili, ma urlate a gran voce e sostenute senza il minimo contraddittorio.

L’onda gigantesca delle fake news si muove tra i gruppi e le pagine facebook, prende forza tra persone più anziane e meno informate che non sono in grado di controllare le fonti prima di condividere, ma non solo.

L’effetto carrozzone ci spinge ad essere come gli altri, ma se gli altri credono che lo sbarco sulla luna non sia mai avvenuto, o che Bill Gates ci faccia iniettare il mercurio attraverso i vaccini per controllarci come robot, allora quel carrozzone sul quale vogliamo salire è pronto per catapultarci nel fosso della disinformazione.

Perdere il controllo per non essere controllati

Si è parlato più volte dell’aggregazione nel votare lo stesso politico, nelle preferenze degli acquisti e addirittura nella ricerca. Nello stesso modo, l’accumulo di “mi piace” porta a più like, e un video virale (per quanto fasullo) può assumere il ruolo di un’istituzione.

Certo, verificare le informazioni che si stanno condividendo è più faticoso che analizzare i fatti scrupolosamente, e condividere l’ultima marachella di Soros è più facile che esprimerla vocalmente attraverso argomentazioni che in fin dei conti non esistono neppure.

Per chi non è ancora salito sul carro, il modo migliore per non rischiare sarebbe quindi quello di guardare bene tutti i carri presenti, e probabilmente partecipare a diverse parate, per accumulare esperienza e punti di vista variegati.

La libertà di chi pensa che verremo tutti controllati da un chip iniettato nelle vene è già persa nel momento in cui si getta via il libero arbitrio, scegliendo di copiare e incollare il pensiero di altri nella propria mente (esattamente come dei robot).

di Daniele Sasso

fonti:

Nadeau, R., Cloutier, E., & Guay, J. H. (1993). New evidence about the existence of a bandwagon effect in the opinion formation process. International Political Science Review14(2), 203-213.

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1 commento su “L’effetto bandwagon e le bufale sul web”

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