Londra: gli archeologi ricostruiscono la voce di un sacerdote egizio morto 3000 anni fa
Non solo star di Hollywood decedute da tempo e riportate in vita, pronte per tornare a recitare sul grande schermo: il progresso delle nuove tecnologie digitali ha permesso di ricreare qualcosa che, fino a dieci anni fa, sarebbe stato impensabile per gli archeologi.
Stampando in 3D una laringe elettronica, l’esatta copia di quella che si trova in una mummia pietrificata, gli archeologi sono riusciti a ricostruire la voce di un sacerdote egizio morto 3000 anni fa.
La ricostruzione della voce, fatta dai team della Royal Holloway, dell’Università di Londra, del Museo di Leeds e dell’Università di York, è stata resa possibile grazie all’impiego di una macchina per la tomografia computerizzata (CT).
Sacerdote egizio deceduto 3000 anni fa torna a parlare: i retroscena della scoperta
I team, per ricostruire la voce di Nesyamun, il sacerdote egizio morto 3000 anni fa, hanno collocato i suoi resti mummificati all’interno della macchina per controllare se la struttura della laringe si fosse conservata.
Per la loro gioia gran parte della laringe della mummia, che è conservata al Museo di Leeds, risultava perfettamente intatta. Ciò ha permesso loro di stampare in 3D il tratto vocale.
Le dimensioni precise del tratto vocale sono il dettaglio che rende le nostre voci uniche e, creando un “organo del tratto vocale in 3D”, gli studiosi sono riusciti ad ascoltare per la prima volta la voce di un antico egizio vissuto più di 3000 anni fa.
Voce del sacerdote egizio: com’era?
Il suono ascoltato dagli esperti è esattamente quello che ci si aspetterebbe di sentire da qualcuno che si è svegliato dopo un sonno lungo 3000 anni.
La laringe del sacerdote ha dapprima prodotto un gemito allungato, poi il suono di una vocale che sembra cadere e una parola che sembra scivolare tra “letto” e “cattivo”.
Il professor David Howard, del Dipartimento di Ingegneria della Royal Holloway, parlando della scoperta, ha dichiarato:
“Nel giugno del 2013 stavo parlando proprio dell’organo del tratto vocale ai miei colleghi, in particolare delle implicazioni per fornire dei suoni vocali autentici a coloro che hanno perso la normale funzione vocale o della laringe a seguito di un incidente o di un intervento chirurgico effettuato per rimuovere il cancro alla laringe.”
Subito dopo quella conferenza, il professor Howard venne avvicinato dal professor John Schofield, che ha iniziato a pensare alle opportunità archeologiche e patrimoniali che avrebbe potuto apportare questo nuovo studio:
“Il ritrovamento di Nesyamun, così come la scoperta del suo tratto vocale e dei suoi tessuti molli, per noi è stato un grande aiuto per la ricostruzione della sua voce.”
Il progetto, oltre a rivelarsi molto interessante, ha aperto per la prima volta una finestra molto importante sul passato, permettendo alle persone del nostro tempo di ascoltare una voce risalente a più di 3000 anni fa.
Tessuti molli e nuove tecnologie: così è stato possibile ascoltare una voce dall’aldilà
In definitiva, secondo quanto dichiarato dal professor Joann Fletcher, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, questa collaborazione interdisciplinare, molto innovativa, ha dato un’opportunità unica:
“Ascoltare la voce di qualcuno morto da tempo grazie alla conservazione dei suoi tessuti molli e alle sviluppo delle nuove tecnologie.”
Sebbene la nuova scoperta possa essere utilizzata in numerosi ambiti, dalla sanità ai musei, la sua importanza si conforma anche ad un proverbio ben noto (guarda caso) tra gli antichi egizi:
“Pronunciare il nome dei morti è come farli vivere di nuovo.”
Pertanto, il desiderio di Nesyamun di far sentire la sua voce dall’aldilà, di vivere per sempre, ha trovato adempimento nella ricostruzione della sua voce originaria, che ha permesso agli studiosi di entrare ancora più in contatto con l’antico Egitto:
“È incredibile ascoltare una voce che non è stata ascoltata per oltre 3000 anni e grazie alla conservazione di una laringe mummificata e ricostruita tramite una tecnologia pionieristica.”
La voce, come ricordato dal professor Schofield, è una parte molto significativa dell’essere umano, perché ogni voce ha caratteristiche che le permettono di distinguersi dalle altre:
“L’opportunità di ricostruire una voce del passato, e con una precisione maggiore di quella che ci eravamo aspettati, rappresenta una prospettiva eccitante per qualsiasi archeologo che si rispetti.”
Di Francesca Orelli
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