2 Novembre 2024
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Il cancro, che fino a pochi anni fa era ancora chiamato “male incurabile” e “peste del ventunesimo secolo”, adesso potrebbe avere le ore contate.

All’Istituto Oncologico dell’EOC di Bellinzona (Svizzera) non solo è stata scoperta una cura innovativa contro i tumori, ma c’è stata anche la prima sperimentazione su un paziente, che è guarito dopo due settimane!

Per il Canton Ticino è stata una prima assoluta, mentre per l’Istituto Oncologico una prima vittoria contro una malattia che, nelle sue forme più aggressive (o subdole), spesso non lascia scampo.

Cura contro il cancro scoperta e applicata nel Canton Ticino: in cosa consiste?

La cura scoperta e sperimentata con successo dall’istituto sul primo paziente oncologico consiste nell’impiego di cellule staminali modificate geneticamente sane, le cosiddette cellule CART.

Queste cellule altro non sono che linfociti sottoposti ad una procedura di ingegneria genetica e rinforzati in modo da permettere loro di riconoscere con precisione le cellule tumorali.

Le cellule CART, una volta immesse nel corpo del paziente, non si sono fatte attendere: difatti, nel giro di quattordici giorni, hanno distrutto definitivamente il tumore, liberandolo così dalla patologia.

Il paziente non solo ha risposto bene al trattamento, ma una successiva tac ha anche confermato che il cancro era completamente scomparso dal suo organismo.

Il malato, di cui per motivi di privacy non sono note le generalità, era affetto da un linfoma B molto aggressivo:

“Questa tipologia di paziente, proprio perché non risponde alle cure tradizionali, non ha più speranze di guarigione.”

Terapia CART: come funziona?

Il trattamento con cellule CART, iniziato ad agosto 2019, prevede un prelievo di sangue dal paziente, sangue da cui poi vengono estratti i linfociti T, responsabili della difesa immunitaria non solo contro le infezioni più comuni, ma anche contro i tumori.

Questi linfociti, dopo essere stati rafforzati in laboratorio, vengono poi risomministrati al paziente e, una volta giunti all’interno del suo corpo, cominciano a moltiplicarsi e ad attaccare il tumore, distruggendolo in modo definitivo.

La terapia CART, come sottolineato dall’Istituto Oncologico di Bellinzona, è un approccio molto sofisticato che sfrutta sì le difese naturali anti-cancro già presenti nel nostro organismo, ma in più combina anche la tecnologia d’avanguardia come la terapia genica e l’immunoterapia.

Per quali casi potrà essere utilizzato questo nuovo trattamento?

Il nuovo trattamento, ancora in via di sperimentazione, è stato approvato in tempi recenti per i pazienti refrattari alla chemioterapia e all’immunoterapia e affetti dalle forme più aggressive di tumore, come i linfomi e le leucemie linfoblastiche acute (un tipo di tumore che colpisce i globuli bianchi), ma non è escluso che in un prossimo futuro possa essere applicato per la cura definitiva degli altri tumori maligni.

I passi da fare sono ancora molti, ma una cosa è certa: quello avvenuto in Ticino non solo è il primo caso riuscito, ma anche uno dei pochi finora verificatisi in Svizzera.

Casi di questo genere si contano ancora adesso sulle dita di una mano, ma l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, dopo questo primo successo, non intende restare a guardare.

Dopo aver verificato con attenzione i risultati della prima terapia, ha già infatti iniziato la procedura per ottenere la certificazione federale, necessaria per l’utilizzo della cura CART nella pratica quotidiana.

Stando a quanto anticipato dall’istituto, l’accreditamento dovrebbe arrivare nel secondo semestre del 2020 e, insieme ad esso, anche la speranza di guarigione per i malati affetti dai tumori più aggressivi.

Nel frattempo, in attesa che il nuovo anno porti buone notizie nell’ambito della lotta ai tumori per il Canton Ticino, l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, fiducioso dei risultati ottenuti, ha cominciato a reclutare a livello mondiale tutti i pazienti necessari per eseguire un confronto d’efficacia che determinerà se la cura con cellule CART diverrà il nuovo standard terapeutico per questi pazienti.

Nei prossimi mesi saranno divulgati gli esiti di questo studio.

Di Francesca Orelli

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