Le molli vittime del più feroce predatore del Cambriano

Se si parla di predatori estinti, il primo esempio che viene in mente è con ogni probabilità il Tirannosauro, ma la vita prosperò per centinaia di milioni di anni prima che i dinosauri conquistassero la Terra. Se torniamo indietro fino a mezzo miliardo di anni fa il predatore all’apice della catena alimentare dovremmo cercarlo nelle acque degli oceani: un ottimo candidato sarebbe l’Anomalocaride.

Scoperto alla fine del Diciannovesimo secolo in Canada (da cui la denominazione Anomalocaris canadensis, “strano gambero del Canada”) e in seguito portato alla luce in diverse località del mondo, dall’Australia alla Groenlandia, questo tirannosauro del Cambriano lungo fino a 60 centimetri è stato a lungo ritenuto responsabile degli sfregi e degli schiacciamenti individuati sull’esoscheletro di diversi fossili di trilobiti.

La ricostruzione in 3D dell’Anomalocaride ha coinvolto ricercatori provenienti da Germania, Cina, Svizzera, Regno Unito e Australia

«Qualcosa non mi tornava, poiché i trilobiti possedevano un esoscheletro molto resistente, sostanzialmente indistinguibile dalla roccia, mentre questo animale era per lo più morbido e soffice» spiega l’autore principale del nuovo studio Russell Bicknell, ricercatore post-dottorato presso la Divisione di Paleontologia del Museo Americano di Storia Naturale, che ha condotto la ricerca presso l’Università del New England in Australia.

Recenti analisi sull’apparato boccale corazzato a forma di anello di A. canadensis mettono in dubbio la capacità dell’animale di masticare cibo duro. L’ultimo studio prende in considerazione l’ipotesi tale funzione potesse piuttosto essere svolta dalle lunghe appendici anteriori spinose del predatore.
Un team internazionale di ricercatori ha ricavato un modello 3D di A. canadensis basandosi sui fossili in straordinario stato di conservazione risalenti a 508 milioni di anni rinvenuti nel Burgess Shale (argillite di Burgess) canadese.

Appendice fossile di anomalocaride
Fossile dell’appendice di un Anomalocaris canadensis (Credit: MUSE, Museo della Scienza di Trento (CC BY-SA 3.0))

Lungo circa mezzo metro, l’Anomalocaris era uno degli animali più grandi del Cambriano

La comparazione con i moderni ragni e scorpioni a frusta dimostra che le appendici segmentate dell’antico predatore erano in grado di afferrare la preda, possedendo la capacità sia di allungarsi che di flettersi.
La modellazione ha evidenziato i punti di stress e deformazione in questa tecnica di presa di A. canadensis rivelando che le sue appendici sarebbero rimaste danneggiate se avessero afferrato prede dure come i trilobiti. L’utilizzo della fluidodinamica computazionale ha consentito ai ricercatori di posizionare il modello 3D del predatore in una corrente virtuale al fine di scoprire quale posizione del corpo avrebbe probabilmente assunto durante la fase di nuoto.

L’animale, secondo i risultati della combinazione di queste tecniche di modellazione biomeccanica, era probabilmente un veloce nuotatore che sfrecciava nella scia di morbide prede con le sue appendici anteriori tese. Un quadro decisamente diverso di A. canadensis rispetto a quanto si pensava in precedenza.

“Secondo l’idea precedente questi animali vedevano la fauna di Burgess Shale come un buffet, inseguendo tutto ciò che volevano. Ma stiamo scoprendo che le dinamiche delle reti alimentari del Cambriano erano probabilmente molto più complesse di quanto pensassimo.” conclude Bicknell.

Fonte: Raptorial appendages of the Cambrian apex predator Anomalocaris canadensis are built for soft prey and speed, Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences (2023).

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