La passione di Luigi Capuana per la fotografia

Aprendo l’indice di un manuale di letteratura italiana, nel capitolo dedicato al Verismo troveremo le pagine dedicate allo scrittore siciliano Luigi Capuana, considerato giustamente uno dei massimi esponenti di tale corrente.

Non è altrettanto nota la sua passione per la fotografia, arte che si andava affermando negli anni in cui Capuana visse: ben più che un dilettante, Capuana dedicò sia tempo che denaro per la fotografia, lasciandoci un nutrito archivio.

Luigi Capuana: brevi cenni biografici

Nato nel 1839 a Mineo, Capuana si interessò particolarmente alla psicologia e alla produzione letteraria di Zola: Il marchese di Roccaverdina è il suo romanzo più famoso e quello che meglio rappresenta i concetti del Verismo.

In questo romanzo, infatti, l’attenzione per la realtà rurale e contadina, unita a un’analisi della psicologia dei personaggi, sono gli elementi che più di tutti colpiscono e che riassumo i fondamentali del Verismo.

Accanto alla produzione di romanzi, Capuana si dedicò al giornalismo, alla scrittura di novelle e di testi per ragazzi. Docente all’università di Catania, si impegnò politicamente coprendo per due volte la carica di sindaco di Mineo. Morì a Catania nel 1915.

Luigi Capuana e la fotografia

Oltre ai numerosi interessi sopra descritti, Luigi Capuana coltivò una sincera e profonda passione per la fotografia, raggiungendo una capacità professionale. Investì tempo e denaro per le foto, arrivando a mettere a punto anche delle macchine.

La fotografia non fu un amore fine a se stesso per Capuana: lo scrittore utilizzò le foto come strumento preparatorio per la stesura dei suoi romanzi e non sono in pochi a ritenere che una lettura combinata dei romanzi e delle foto potrebbe aprire a nuove riflessioni sul Verismo.

Merita sicuramente una menzione la curiosa passione di Capuana di fotografare i morti. In epoche passate era uso fotografare i defunti; Capuana stesso si dilettò più volte a immortalare persone sul letto di morte.

Ma non solo: più volte si fece fotografare lui stesso con gli occhi chiusi e le mani giunte, proprio come se fosse morto e inviò la foto ai propri amici, fra i quali Gabriele d’Annunzio, Luigi Pirandello e Federico De Roberto.

Il suo amico Giovanni Verga, nel 1877, cascò in pieno nello scherzo e corse in casa Capuana a porgere le condoglianze, che si trasformarono poi in un’allegra chiaccherata non appena fu smascherato l’inganno.
Va infine ricordato che la passione di Capuana per la fotografia si è materializzata con la realizzazione di un archivio fotografico con le immagini della sua città, messo a punto nel periodo in cui fu Sindaco di Mineo.

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