Storia dei nativi americani: la guerriera Apache che aiutò a guidare la resistenza contro gli invasori europei

La storia dei nativi americani ci ha tramandato le gesta dei grandi capi, come Toro Seduto, ma pochi sanno che, tra gli indiani della tribù Apache, ci fu una donna particolarmente agguerrita e che aiutò la resistenza a combattere gli invasori europei, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Giovanna d’Arco degli Apache”. Il suo nome era Lozen e combatté per trent’anni contro i messicani e le forze statunitensi.

Capi e guerrieri indigeni come Toro Seduto (Lakota), Tecumseh (Shawnee) e Geronimo (Apache) sono ormai entrati nella leggenda e, ancora oggi, vengono celebrati come difensori dei territori degli Indiani d’America.

C’era però anche una guerriera, Lozen, una donna Apache che resistette con accanimento al dominio europeo.

Conosciuta per il suo coraggio, la sua abilità militare e la sua dedizione alla sicurezza del suo popolo durante un periodo tumultuoso nella storia degli Apache, Lozen era una sciamana guerriera e umanitaria che combatté contro gli eserciti messicani e americani per trent’anni, guadagnandosi il soprannome di “Giovanna d’Arco degli Apache”.

Lozen era capace di andare a cavallo e di sparare. Si dice anche che abbia utilizzato i suoi poteri soprannaturali per localizzare i nemici. Era un’alleata fidata del famoso capo Apache Geronimo e sorella del capo Apache Victorio.

Sebbene questi due uomini siano meglio conosciuti dagli storici, Lozen rimane ancora una leggenda per la sua gente.

Lozen è la mia mano destra” disse una volta il capo Apache Victorio parlando di sua sorella. “Forte come un uomo, più coraggiosa della maggior parte degli uomini e astuta nella strategia. Lei è uno scudo per il suo popolo.”

I primi anni di vita di Lozen

Lozen nacque intorno al 1840 nella tribù Chihenne Apache vicino a Ojo Caliente, nel Nuovo Messico. A quel tempo, c’erano almeno sette tribù Apache e numerosi clan sparsi in una vasta area conosciuta come Apacheria, in quello che oggi è il Messico settentrionale, l’Arizona orientale e il Nuovo Messico sudoccidentale.

La tribù di Chihenne, nota anche come Chiricahua orientale o “popolo della pittura rossa”, era riconoscibile per la linea rossa di argilla che i suoi membri si tracciavano sul viso durante le cerimonie.

Note per le loro razzie, le tribù Apache spesso si combattevano tra di loro ed erano sempre in movimento. Per tradizione, gli Apache erano un popolo nomade, che non si fermava mai in un posto.

Il nome di Lozen, che significa “abile ladra di cavalli”, indicava l’abilità acquisita da questa guerriera e che le permetteva di sgattaiolare dietro le linee nemiche senza essere scoperta, radunare i cavalli e portarli via.

La sua furtività e il suo coraggio sarebbero diventati qualità preziose durante un periodo di conflitto quasi costante.

Lozen iniziò a combattere i soldati messicani e i cacciatori di scalpi, eterni nemici della sua tribù, quando raggiunse la maggiore età. E quando gli americani arrivarono nel 1849 per rivendicare la sua patria, la giovane Apache cominciò a lottare anche contro di loro.

Lozen e il suo ruolo di donna guerriera

Nata in una cultura matriarcale e che venerava una divinità chiamata “La donna dipinta di bianco”, che era stata la principale creatrice del mondo conosciuto, Lozen capì fin dalla giovane età che le donne avevano un ruolo importante.

Lei stessa era una donna guerriera. Gli Apache avevano sempre una donna con loro, che stava proprio dietro l’uomo con un coltello o con una pistola.

Se l’uomo moriva, il contendente si trovava faccia a faccia con la donna e non era detto che riusciva ad avere la meglio su di lei.

Quest’abitudine non era però una prerogativa degli uomini Apache: anche le donne nascondevano i bambini ai nemici.

Nel 1848 il Nuovo Messico diventò un territorio degli Stati Uniti con il trattato di Hidalgo. Una corsa all’oro in California, quello stesso anno, portò flussi di minatori attraverso l’Apacheria.

Quando Lozen aveva soltanto 12 anni, subì il rito della pubertà in cui dovette recarsi su una montagna da sola e, mentra era lì, secondo la leggenda ottenne un potere soprannaturale che le permetteva di individuare i nemici.

Harlyn Geronimo, pronipote del capo Apache Geronimo, disse che per farlo, Lozen alzava le mani e camminava in cerchio fino a quando le vene delle sue braccia non diventavano blu scuro, indicando la direzione da cui si sarebbe avvicinato il nemico.

Lozen e le Guerre Apache

Nel 1861, il capo Chokonen Chiricahua Cochise fu falsamente accusato di aver ucciso un colono bianco, scatenando una serie di conflitti che avrebbero coinvolto gli Stati Uniti e varie nazioni Apache in una guerra che sarebbe durata 24 anni.

Nel 1862, Cochise e un altro capo scesero in battaglia sul Passo Apache con 200 guerrieri, ma furono costretti alla ritirata e dispersi dai cannoni obici.

Anche Lozen combatté al Passo Apache. Venne accolta nel consiglio come guerriera e combatté per anni con suo fratello Victorio nella lotta per la loro patria.

Lozen fu probabilmente coinvolta in un’incursione a cavallo a Fort Craig, dove Apache armati di arco e frecce presero i cavalli dei soldati nemici.

Nel 1869 si unì a Victorio e ad altri leader Apache per un incontro per stabilire una riserva a Ojo Caliente, ma furono invece trasferiti in condizioni più dure nella riserva di San Carlos in Arizona.

Nel 1877, Victorio, Lozen e altri Chihenne fuggirono da San Carlos, scegliendo infine la guerra piuttosto che ritornare nella riserva.

Si divisero per sfuggire alla cattura e Lozen, in seguito, scortò un gruppo di donne e bambini in Messico attraverso il fiume in piena Rio Grande.

James Kaywaykla, che allora era un bambino, ricordava di aver cavalcato dietro sua nonna mentre la tribù di Chihenne fuggiva dalle forze americane.

Kaywaykla, a un tratto, disse di aver visto “una donna magnifica” su un bellissimo cavallo, con un fucile sopra la testa.

Dopo che il gruppo raggiunse indenne il Messico, freddo e bagnato ma vivo, Lozen riattraversò il Rio Grande e tornò a combattere.

A un certo punto, Lozen lasciò la tribù per aiutare una giovane donna incinta ad attraversare il deserto del Chihuahuan in Messico per tornare dalla sua famiglia nella riserva di Mescalero Apache, equipaggiata con un solo coltello, un fucile, una cartucciera e una scorta di cibo per tre giorni.

Mentre era in viaggio, nascose la madre e l’aiutò a far nascere il suo bambinò, uccise e macellò una mucca dalle corna lunghe e catturò due cavalli per il resto del loro tragitto.

Victorio cadde in un’imboscata e morì suicida a Tres Castillos, dove morirono anche molti altri Apache. Alcuni credevano che se Lozen fosse stata presente, Victorio non sarebbe caduto in un’imboscata.

Lozen e il suo tempo con il capo Apache Geronimo

Dopo la morte di Victorio, Lozen cavalcò con il capo Apache Geronimo. Nel 1882 si unì a lui in un’incursione che terminò con la liberazione di 600 indiani dalla riserva di San Carlos e, nel 1885, lo sostenne di nuovo durante la sua ultima fuga.

Lozen, insieme a Dahteste, un’altra donna guerriera, fu quindi chiamata per organizzare la resa di Geronimo nel 1886.

Secondo i suoi discendenti, Geronimo decise di costituirsi per garantire la sicurezza dei suoi seguaci rimasti.

Lozen, Geronimo e molti altri furono poi portati nelle prigioni della Florida. Lozen, in seguito, morì in Alabama all’età di 50 anni per una tubercolosi, ma alcuni dei suoi parenti riuscirono a tornare a ovest.

Finite le guerre, molti dei Chiricahua tornarono dalla Florida. Oggi la comunità della riserva di Mescalero continua la tradizione della formazione delle donne, a cui Lozen aveva partecipato 180 anni fa.

La comunità continua anche a celebrare la figura di Lozen. Una guerriera indiana da cui, ancora oggi, molte donne avrebbero da imparare.

Di Francesca Orelli

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