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La Trinità di Masaccio

La Trinità di Masaccio è uno dei più grandi capolavori del noto pittore morto a soli 27 anni. Realizzata nel 1427, La Trinità è un affresco che occupa la navata sinistra della Basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Non è certa l’identità del committente, tuttavia si suppone che sia stato un membro della famiglia Lanzi, tanto che è stato raffigurato ai piedi del dipinto insieme alla moglie.

È comunque fondata l’ipotesi che Masaccio, vista l’importanza del tema scelto, ovvero il dogma cristiano, si sia avvalso della consulenza di un teologo per la realizzazione dell’opera. Con La Trinità il pittore dà avvio alla pittura rinascimentale, riunendo insieme le principali novità tecniche e figurative: gli oggetti vengono collocati nello spazio secondo le regole della prospettiva geometrica, le figure assumono espressioni naturali ed i volumi sono resi attraverso l’utilizzo del chiaroscuro.

Storia de La Trinità

Masaccio realizzò l’affresco sulla parete della navata sinistra nella Basilica di Santa Maria Novella di Firenze. Ad occuparsi per primo della conservazione dell’opera fu Giorgio Vasari, che già al’epoca fu consapevole del suo grande valore. Vasari mise in atto alcuni accorgimenti che furono provvidenziali per mantenere inalterato a lungo l’affresco, infatti giunse praticamente integro fino al 1860.

Fu proprio in quel periodo che l’opera venne riscoperta e vennero attuati i primi interventi di conservazione. L’intonaco venne incollato su tela ed esposto sulla controfacciata della Chiesa. Purtroppo il restauratore Gaetano Bianchi dimenticò lo scheletro posto alla base.

Meno di un secolo dopo, esattamente nel 1952, grazie alle ricerche d’archivio condotte da Ugo Procacci, si decise di risistemare l’affresco nella sua collocazione originale. Così venne rimosso un altare che nascondeva l’affresco con il sarcofago e lo scheletro de La Trinità e al suo posto venne riposizionato l’affresco di Masaccio. Un ulteriore restauro della superficie pittorica è stato effettuato tra il 1999 e il 2001.

Descrizione dell’opera

La Trinità rappresenta la Crocifissione con Dio Padre che sostiene la croce con le proprie mani. Tra il volto del Padre e la testa di Cristo si trova la colomba dello Spirito Santo, mentre ai piedi del Salvatore sono raffigurati la Madonna e San Giovanni.

Masaccio, Trinità, 1427, Basilica di Santa Maria Novella, Firenze.

La scena è inquadrata in una nicchia caratterizzata da un arco classico sorretto da due colonne con capitello. Ai lati esterni delle colonne sono raffigurate due paraste con capitello corinzio. All’interno del vano in cui è raffigurata La Trinità è presente una volta a botte con lacunari.

In basso, fuori dal vano, sono raffigurati i due committenti inginocchiati ed in preghiera. Alla base dell’affresco, sopra lo scheletro dipinto posto sul finto sarcofago, si nota una scritta latina che invita l’osservatore a meditare sulla fatalità della morte (“memento mori”). La scritta recita: “IO FU’ GIÀ QUEL CHE VOI SETE, E QUEL CH’I’ SON VOI ANCO SARETE”.

Dettaglio del sarcofago.

Significato dell’opera

Il significato de La Trinità di Masaccio è stato interpretato come un insegnamento rivolto ai cristiani per arrivare alla vita eterna. Il racconto parte dallo scheletro che rappresenta la morte da cui ci si può salvare elevandosi verso Dio Padre.

Attraverso la preghiera, come dimostrato dai committenti, si ottiene la fede per conquistare la vita eterna. Maria, con il suo gesto della mano rivolta verso il Figlio, indica colui che ha tracciato la via da seguire ed è attraverso il suo esempio e per mezzo dello Spirito Santo che si arriva a Dio padre, il solo che può dare la salvezza.

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