Giove e Io di Correggio: dal mito alla pittura

Giove e Io è uno dei più noti dipinti di Antonio Allegri, detto il “Correggio”, ed appartiene ad una serie di tele dal tema “Gli amori di Giove”, realizzata per il duca di Mantova Federico II Gonzaga. L’opera è databile al 1532-1533 circa ed è conservata presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Un po’ di storia

La tela raffigurante “Giove e Io” fu realizzata da Correggio assieme alle altre tre tele appartenenti alla stessa serie degli Amori di Giove, che comprendeva Leda e il cigno, Danae, Ganimede e l’aquila. Probabilmente eseguita per adornare il Palazzo Te di Mantova, l’opera giunse poi nelle collezioni reali spagnole dell’imperatore Carlo V d’Asburgo. La tela di Giove e Io fu acquistata da Rodolfo II d’Asburgo tra il 1601 e il 1603 e successivamente entrò a far parte delle collezioni imperiali di Vienna, assieme a Ganimede e l’aquila.

Descrizione e analisi dell’opera

L’opera di Correggio raffigura una scena di carattere mitologico che riguarda la storia d’amore fra Giove (Zeus) e la ninfa Io, figlia del dio fluviale Inaco re di Argo e sacerdotessa di Giunone (Era). L’episodio rappresentato dall’artista si ispira al racconto mitologico narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, in cui Giove, innamoratosi della bellissima ninfa ma timoroso della gelosia della moglie Giunone, si trasformò in una grande nube per sedurre la giovane donna ed accoppiarsi con lei.

Antonio Allegri (detto il “Correggio”), Giove e Io, 1532-1533, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

La ninfa è raffigurata di schiena e per la sua rappresentazione l’artista si ispira ai prototipi antichi, come si può notare ad esempio nel celebre bassorilievo di epoca ellenistica, l’Ara Grimani, che raffigura Psiche di spalle mentre bacia Cupido.  

La scena è ambientata in un bosco ombroso e dall’atmosfera misteriosa, da cui emerge il luminoso incarnato della bellissima Io. La ninfa è raffigurata totalmente nuda, adagiata su un lenzuolo bianco, mentre si abbandona alla seduzione di Giove. Quest’ultimo ha le sembianze di una nube dai colori cangianti che vanno dal grigio al viola ed occupa tutta la parte superiore del dipinto. Nella nube si possono scorgere delle sembianze antropomorfe: il viso di un giovane ragazzo che bacia dolcemente la ninfa ed un braccio che la avvolge delicatamente attorno al fianco.

Il vaso visibile in basso a destra e il corso d’acqua rappresentano il dio fluviale Inaco, padre di Io.

Lo stile manierista

Il dipinto di Correggio è la prima rappresentazione del soggetto mitologico di Giove e Io nella pittura europea e rappresenta un’opera unica per l’intensità dell’espressione dei sentimenti e per il fascino straordinario della composizione: l’artista riesce a materializzare la nube facendole assumere delle caratteristiche umane visibili dallo spettatore, mentre la giovane donna si lascia trasportare dal piacere e sembra avere uno sguardo perso nel vuoto, non potendo vedere il dio.

L’opera di Correggio contiene già degli elementi caratteristici della pittura manierista, che vanno dalla scelta stessa del tema erotico e profano alla rappresentazione di una scena irreale e bizzarra, nonché alla totale mancanza della prospettiva. Questo capolavoro pittorico divenne fonte di ispirazione per diversi artisti nei secoli successivi, tra cui Rubens e Bernini, e lo stesso tema fu ripreso dagli artisti romantici dell’Ottocento.

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