La ricchezza di miti e tradizioni giapponesi ha sempre reso il “Paese del Sol Levante” uno dei più suggestivi in assoluto nel mondo. Oggi, in particolare, parleremo della Sesshō-seki, una roccia reputata come uno degli oggetti magici più noti della mitologia nipponica, secondo la quale il solo toccarla provocherebbe la morte istantanea di qualsiasi essere umano.
La nascita della Pietra Assassina
Stando al folclore giapponese, la Sesshō-seki nacque dalla morte della donna-volpe Tamamo-no-Mae, leggendaria yōkai (“demone” o “spettro”) che mirava al trono del 76° imperatore Konoe, in carica tra il 1142 e il 1155.
All’interno degli Otogizōshi, i cosiddetti “libri di compagnia” costituiti da circa 350 storie redatte durante l’epoca Muromachi, è possibile scoprire come la donna-volpe, uccisa dal guerriero Miura-no-suke, si fosse trasformata in questa particolare pietra dotata di inquietanti poteri magici.
Ma la faccenda, a dirla tutta, sembra essere ancora più intricata, dal momento che la stessa Pietra Assassina era a sua volta perseguitata da un’altra reincarnazione (detta Hoji) della stessa Tamamo-no-Mae, dalla quale potè liberarsi solo dopo l’intervento del monaco Genno, grazie a dei riti mirati alla purificazione dell’anima.
La più importante figura che descrisse la pietra fu Matsuo Bashō, poeta del periodo Edo vissuto nel diciassettesimo secolo, il quale nello scritto “La Strada Stretta fino alla Gola del Nord”racconta di aver visto la pietra nella Prefettura di Tochigi, precisamente nella cittadina di Nasu.
Dalla maledizione all’opera di Nihon Doga
Nella tradizione giapponese, ancora oggi la Pietra Assassina viene considerata un oggetto mitologico capace di influenzare negativamente ambienti e persone mediante la sua aura.
Come molti altre leggende della cultura nipponica, in epoche più recenti la Sesshō-seki è diventata il soggetto di una pellicola d’animazione, Kyubi no Kitsune to Tobimaru (“Tobimaro e la volpe dalle nove code”), prodotta nel 1968 grazie al lavoro del regista Nihon Doga.
Il film narra le tristi vicende di Tobinaru, pescatore innamorato di una ragazza dai poteri magici di nome Tamaro, il quale sarà costretto a combattere contro la sua stessa anima gemella, la quale in realtà non è altri che una malvagia volpe a nove code (Kyūbi no Kitsune).
Avventurarsi alla ricerca della Sesshō-seki
Ancora oggi, grazie alla narrazione di Matsuo Bashō , considerato tra le altre cose il maestro più importante nell’arte giapponese della poesia haiku, l’area montuosa nei pressi di Nasu viene chiamata con il nome Sesshō-seki.
Per i più impavidi o scettici, esiste effettivamente la possibilità di avventurarsi nei pressi della cittadina giapponese. In caso non si rimanesse uccisi dalla Pietra Maledetta, il festeggiamento successivo potrebbe essere celebrato nelle famose terme (onsen) presenti nella stessa località di Nasu.
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