Storia

Calendario gregoriano: ecco perché abbiamo gli anni bisestili e il Pesce d’Aprile

Il calendario gregoriano è il calendario più usato dalla maggior parte del mondo. Chiamato anche calendario cristiano o calendario occidentale, è accettato internazionalmente come calendario civile da tutti, tranne da una manciata di Paesi.

Il calendario gregoriano fu introdotto nel 1582 per correggere gli errori del calendario giuliano, errori che avevano a che fare, in particolar modo, con gli anni bisestili.

Nel calendario giuliano, che prende il nome da Giulio Cesare, l’anno aveva, ogni quattro anni, 366 giorni anziché 365. Gli astronomi romani avevano infatti calcolato che un anno – il tempo impiegato dalla Terra per ruotare attorno al sole – aveva una durata di 365,25 giorni.

Questo metodo di aggiunta di un “giorno bisestile” ogni quattro anni è stato calcolato sulla media di questo valore determinato.

Già, peccato che la durata di un anno non è di 365,25 giorni, perché in realtà è molto più corto. Questo però è diventato evidente soltanto con il passare dei secoli e soltanto quando ci si rese conto che, il calendario giuliano, non era più sincronizzato con le stagioni.

Nel XVI secolo, per esempio, le persone notarono che il primo giorno di primavera si era spostato di 10 giorni prima del previsto 20 marzo. Detto in parole povere, la storia aveva utilizzato un anno bisestile 10 volte più di quanto fosse effettivamente utile.

Anni bisestili: la proposta rivoluzionaria di Papa Gregorio XIII

Riconoscendo che l’errore dei 10 giorni c’era e che stava creando non pochi problemi (soprattutto per quanto riguarda il lavoro nei campi), Papa Gregorio XIII propose ad uno studioso, tale Aloysius Lilius, di ideare un nuovo sistema che mantenesse il calendario sincronizzato con le stagioni.

Questo nuovo sistema modificò gli anni da considerare bisestili in base ai numeri che dividono gli anni in modo uniforme.

Aloysius creò un sistema in cui, ogni quattro anni, c’era un anno bisestile. Tuttavia, gli anni del secolo che erano divisibili per 400, ne furono esentati.

Quindi, ad esempio, gli anni 2000 e 1600 erano anni bisestili, ma non il 1900, il 1800 e il 1700.

Mentre in un periodo di 2000 anni, il calendario giuliano aveva 500 anni bisestili, il calendario gregoriano ne ha “solo” 485.

Questa modifica è stata attuata sulla base di un calcolo secondo cui la durata media di un anno è di 365,2425 giorni, che era abbastanza preciso: il valore moderno, secondo la NASA, è infatti di 365, 2422 giorni.

Questa piccola differenza, unita alla precessione degli equinozi, fa sì che il calendario gregoriano si sposti di un giorno fuori sincrono dopo 7700 anni. Quindi dobbiamo aspettare un po’ prima che questa discrepanza causi problemi.

Perché gli anni più lunghi sono chiamati anni bisestili?

Il termine anno bisestile è apparso soltanto nel XIV secolo. Il “salto” si riferisce all’effetto che i giorni bisestili hanno su date particolari.

Proviamo a prendere un giorno qualsiasi, ad esempio il 9 marzo: nel 2014 è caduto di domenica. Nel 2015 invece era un lunedì, ma nel 2016, a sorpresa, era mercoledì.

Poiché il 2016 ha avuto un giorno in più, il 29 febbraio, ha fatto sì che la data di esempio “saltasse” il martedì.

Questo sistema funziona per qualsiasi data, anche se le date di gennaio e di febbraio tendono a saltare più di un giorno nell’anno successivo all’anno bisestile, come avvenuto ad esempio nel 2017.

Il “riposizionamento” in sincronia del calendario

All’epoca tali cambiamenti erano considerati controversi, ma non così controversi come il piano per rimettere il calendario in sincronia con le stagioni.

Il Papa, secondo quanto riportato dall’Enciclopedia Britannica, aveva l’autorità di riformare il calendario solo in Spagna, in Portogallo, nel Commowealth lituano-polacco e in gran parte dell’Italia.

In quelle regioni il calendario veniva posticipato di 10 giorni: giovedì 4 ottobre 1582 (calendario giuliano) veniva seguito da venerdì 15 ottobre 1582 (del calendario gregoriano).

Ben presto molti Paesi e colonie cattolici adottarono il calendario gregoriano, ma diverse nazioni protestanti si opposero all’idea di mettere in avanti il loro calendario di 10 giorni, in quanto non volevano indicare una possibile “amicizia” con la Chiesa Cattolica.

Alcune nazioni non cambiarono i loro calendari per altri cento o più anni. L’Impero Britannico (incluse le colonie americane) non adottarono il cambiamento fino al 1752.

Il Giappone adottò finalmente il calendario gregoriano nel 1873, mentre la Corea nel 1895. Molte nazioni dell’Europa orientale scelsero di “rinunciare” al nuovo calendario fino al XX secolo.

La Grecia, nel 1923, fu l’ultima nazione ad accettare di sostituire il proprio calendario con quello gregoriano.

Oggi il calendario gregoriano è accettato come standard internazionale, sebbene ci siano ancora diversi Paesi che non lo hanno adottato, come l’Afghanistan, l’Etiopia, l’Iran, il Nepal e l’Arabia Saudita.

Molti paesi usano il calendario gregoriano insieme ad altri calendari e alcuni, addirittura, usano un calendario gregoriano modificato.

Alcune chiese ortodosse usano un calendario giuliano modificato, che si traduce in loro in una celebrazione del Natale (25 dicembre nel calendario giuliano) che cade il 7 gennaio nel calendario gregoriano.

Origini del Pesce d’Aprile

Il calendario gregoriano è spesso posto al centro di una narrazione sull’origine del Pesce d’Aprile (1 aprile).

Quando aveva ancora il calendario giuliano, la Francia aveva l’abitudine di celebrare il Nuovo Anno durante la settimana che andava dal 25 marzo al 1 aprile.

Quando però la Francia iniziò ad usare il calendario gregoriano, il Capodanno fu spostato al 1 gennaio.

Una teoria suggerisce che alcuni francesi, che non avevano sentito parlare del cambiamento (o avevano rifiutato di riconoscerne la legittimità), furono presi in giro e chiamati “pesci d’aprile” quando il 1 aprile scesero in piazza a far festa e a celebrare il Nuovo Anno come indicato dal calendario giuliano.

Queste persone, anche negli anni successivi, vennero prese in giro durante, o intorno, al “vecchio” Anno Nuovo.

E, sempre in Francia, alcuni burloni pensarono di dare ancora più slancio a questo scherzo, attaccando un pesce sulla schiena di coloro che celebravano l’antica usanza. Le vittime, proprio per questo motivo, vennero chiamate poissons d’Avril (pesci d’Aprile).

Questo racconto sulle origini del Pesce d’Aprile, ampiamente accettato, non spiega però le tradizioni di altri scherzi che hanno preceduto il passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano.

Per esempio, riferimento al “Pesce d’Aprile” si trovano già nei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer, scritti nel XIV secolo.

Inoltre, se è vero che molti Paesi nel Medioevo hanno celebrato il Nuovo Anno in altre date – il 25 marzo è solo il più rilevante per questo mito – la maggior parte ha riportato il Capodanno al 1 gennaio per ragioni diverse dal cambiamento fatto dal calendario gregoriano, e molto prima della nascita del calendario stesso.

Di Francesca Orelli

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