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Un tocco di colore getta nuova luce sulle vite dickensiane degli ordinari vittoriani

Sembrano delle immagini fisse tratte da qualche versione cinematografica dei romanzi di Charles Dickens.

In realtà queste fotografie straordinarie non sono state scattate su un set di Hollywood, ma ben 140 anni fa tra le strade di Londra e tra i primi lavoratori itineranti che allora erano attivi nella capitale vittoriana.

Il colore però è stato aggiunto, dopo anni di ricerche e di prove, soltanto ad inizio gennaio 2020 da un artigiano specializzato e con un’intenzione ben precisa: dare vita alle immagini del periodo vittoriano per renderle più comprensibili dalla sensibilità del pubblico odierno.

Vita quotidiana dei ceti più bassi tra le strade della capitale inglese: le testimonianze fotografiche di John Thomson

Le fotografie della vita lungo le strade vittoriane dei più poveri, e degli operai mal pagati, sono state scattate nel 1870 dal fotografo di Edimburgo John Thomson.

Il suo lavoro racconta non solo la vita ordinaria che si svolgeva intorno a lui e sotto il suo obiettivo, ma ha spianato anche la strada al fotogiornalismo moderno.

Thomson, durante la sua vita, collaborò con il giornalista radicale Adolphe Smith e, insieme, produssero anche una rivista mensile chiamata Street Life in London, dove raccontarono ed esplorarono la vita, la lingua e le abitudini quotidiane dei venditori ambulanti, dei lavoratori nei canali, degli artisti di strada e degli operai.

Nel segno di come la capitale inglese sia stata a lungo una calamita per i lavoratori migranti e le loro famiglie, una delle fotografie più vivide, scattate da Thomson, raffigura un gruppo di musicisti italiani, che Smith descrisse come:

“Figli di contadini, braccianti agricoli e altri operai che potrebbero condurre una vita rispettabile nel loro Paese.”

Il giornalista spiegò anche perché tali persone potrebbero essere state attratte dalle coste inglesi e con un linguaggio che, per certi versi, potrebbe essere applicato anche ai migranti dei nostri giorni:

“Semplicemente scoprono che un mendicante in Inghilterra è più ricco di un lavoratore in Italia. L’italiano migra qui con la consapevolezza di poter fare affidamento sulla generosità degli inglesi, e se riceve poco più di quello che ricevono i poveri inglesi, può sperare di risparmiare abbastanza da comprarsi una fattoria nel suo Paese.”

Tra i soggetti di Smith e Thomson c’è persino un medico di strada, che dispensava pastiglie per la tosse e unguenti curativi a coloro che non potevano permettersi i servizi di un medico qualificato.

I problemi dei venditori vittoriani “Ci sono troppi accattoni che si improvvisano venditori e, la maggior parte di loro, non sono dei gentiluomini.”

Una delle fotografie più sorprendenti è quella di una donna con una bambina in braccio e un bambino più grande che sorveglia la merce venduta da un venditore “accattone” o da un carrettiere.

In merito a questo episodio un venditore ambulante barbuto, presente sul posto, si lamentò del declino del suo commercio, dicendo a Smith:

“Ora ci sono troppi accattoni e la maggior parte di loro non sono dei gentiluomini. Ci sono circa 1500 rivenditori “accattoni” su Londra, che contano donne, ragazze e ragazzi.”

Ma il proprietario si consola anche con il pensiero che troverà sempre clienti tra le donne della capitale, sempre attente al loro aspetto, non importa quanto siano povere:

“I profitti attualmente sono molto più bassi, ma per quanto siano brutti i tempi, è meraviglioso come le donne cerchino sempre degli ornamenti. Le ho fatte venire con i loro giovani, senza scarpe o calze, a spendere soldi per le gocce per le orecchie o per un pettine elegante per i capelli.”

I watermen, i lavoratori silenziosi e mal pagati testimoni del degrado della Londra vittoriana

Come Dickens, Thomson e Smith erano profondamente consapevoli delle terribili condizioni sociali in cui vivevano gli operai di strada di Londra.

Smith, nella rivista gestita da lui e da Thomson, scrisse anche dei watermen che erano attivi nella capitale – chiamandoli “lavoratori silenziosi della strada” – per i quali era quasi sempre difficile garantire un’istruzione per i propri figli:

“La frequenza regolare di una scuola per loro era impossibile…a meno che i bambini non abbandonassero per sempre i loro genitori.”

Le fotografie sono state colorate per l’occhio moderno da Tom Marshall, che ha anche applicato un trattamento simile alle fotografie scattate ai soldati nelle trincee durante la Prima Guerra Mondiale.

Marshall, che ha trascorso settimane a colorare le fotografie di Thomson, ha dichiarato a The Telegraph:

“Credo che le immagini a colori possano consentire ad un pubblico moderno di interagire meglio con le stesse, specialmente in un’epoca in cui siamo abituati a vedere migliaia di immagini su un feed di notizie ogni giorno.”

Il colore, come sottolineato dall’artigiano, mette in evidenza dettagli nascosti, che spesso si perdono nelle immagini in bianco e nero, facendo sì che lo spettatore si fermi e le guardi:

“Con ciò non voglio dire che le immagini originali non siano affascinanti, ma credo che l’aggiunta di un tocco di colore aiuti a migliorare la scena e costringa lo spettatore a trascorrere più tempo a guardarla e a leggere la didascalia di accompagnamento.”

Di Francesca Orelli

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