Il cimitero monumentale di Torino: l’altra città

Probabilmente non esistono città o paesini che non abbiano un loro cimitero: il luogo dove ognuno accanto ai suoi morti trova o custodisce i propri ricordi, così come le sue più intime emozioni.

L’usanza di seppellire i morti nelle chiese fu abbandonata nel 1777 e in quell’anno vennero edificati due camposanti periferici, San Lazzaro e San Pietro in Vincoli, a cui se ne aggiunsero altri nelle borgate, ma con l’aumentare della popolazione e l’estendersi dell’abitato si impose la necessità di un nuovo cimitero generale.

Il luogo fu individuato in una zona esterna al centro urbano denominata delle mezze lune che, prima della devastazione da parte delle truppe francesi durante l’assedio del 1706, era stato un bellissimo parco (in parte in uso ai cittadini e in parte riservato alla villeggiatura dei Duchi di Savoia).

Furono incaricati gli architetti G. Lombardi e C. Sada che proposero un insediamento a pianta ottagonale circondato da un muro di cinta alto 4 metri con l’interno ripartito a grosse nicchie; fu benedetto da monsignor Colombano Chiaveroti il 5 novembre 1829.

Il Cimitero generale, denominato Monumentale solo dal 1985, fu eretto nelle sue strutture di base con gusto classicheggiante e molto sobrio, ma era il secolo dell’ascesa economica e sociale della borghesia.

La trasformazione di un cimitero cittadino era un atto simbolico di grande rilevanza; la borghesia torinese non enfatizzò la propria immagine attraverso opere funerarie vistose, ma predilesse la qualità delle sculture e non la loro imponenza.

Stile caratteristico e veicolo figurativo delle fortune e dell’affermazione della classe dominate di fine ottocento fu il Liberty che trovò vasta espressione dei suoi tratti nei grandi cimiteri urbani.

Gli effetti dell’enciclica antimodernista di papa Pio X si fecero sentire sul Monumentale di Milano, al contrario quello di Torino rivelò il persistere del clima Liberty, tanto da creare un unicum attraverso opere realizzate da alcuni fra i maggiori artisti dell’epoca quali Biscarra, Bistolfi, Calandra, Canonica, Rubino, Tabacchi, Vela.

Centinaia di statue e cappelle sorsero nel cimitero, sino a farne un’altra città e essere inserito tra i 4 cimiteri più belli d’Europa, con Genova, Madrid e Dublino.

di Giannamaria Villata

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