La triste storia del cavalluccio marino

Nei fondali di tutti i mari, ad eccezione di quelli glaciali, vive un pesce unico nel suo genere; è piccolo (può arrivare fino a 35 cm di lunghezza) e il suo aspetto ha da sempre attratto la fantasia e la considerazione degli uomini, che gli hanno dedicato posizioni d’onore a fianco di divinità mitologiche, souvenir, e miracolose proprietà mediche. 

Miti e leggende sull’Hippocampo

Il cavalluccio marino è una delle creature più belle e misteriose dell’oceano e il perché non è sconosciuto. Il suo aspetto è così unico che sa quasi di magico, un po’ pesce e un po’ cavallo… non a caso per gli antichi greci e romani faceva parte del corteo di Poseidone, Dio del mare, e insieme a draghi e altre creature marine  trainava il suo carro per attraversare mari e abissi e, come tale, era un simbolo di forza e potenza.

La sua immagine figura spesso anche in mosaici e dipinti romani, ritratto sulle mura esteriori delle case come amuleto per allontanare la sfortuna. 

Di Larry Wentzel, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12762311
CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=192775

Il suo nome scientifico è Hippocampus, dal greco Hippo, cavallo e Kampe, animale ricurvo/mostruoso, in riferimento alla forma della sua coda prensile che si può piegare e torcere con un minimo dispendio di energia permettendogli di rimanere ancorato ad alghe e posidonie che ricoprono i fondali. 

Non avendo sufficiente forza per resistere alle correnti, infatti, i cavallucci trascorrono molto tempo su appigli con cui sono abili a mimetizzarsi assumendone il colore o persino facendo crescere filamenti lungo il proprio corpo.

Una coda studiata dagli ingegneri

La coda del cavalluccio marino è così unica che viene studiata anche da ingegneri impegnati nella progettazione di robot per la ricerca e il soccorso: imitando la sua struttura infatti si potrebbero creare strumenti che siano resistenti e in grado di introdursi e piegarsi in spazi angusti, caratteristiche che risulterebbero utili soprattutto in alcuni strumenti chirurgici.

Come dice il professor Rose Gatton “Gli ingegneri costruiscono cose rigide per poterle controllare meglio. Ma la natura fa cose abbastanza forti da non rompersi e abbastanza flessibili da compiere tanti tipi di attività. Per questo impariamo molto da certi animali che ispireranno le future generazioni della robotica.”

I cavallucci non sono grandi nuotatori, le loro pinne sono poco sviluppate e si spostano molto lentamente. Questo comunque non gli impedisce di essere ottimi cacciatori: gli occhi dei cavallucci infatti sono mobili in maniera indipendente, cosa che gli permette di avere una buona visione periferica.

Oltre a questo riescono a percepire una gamma cromatica più ampia della nostra, oltre che a quella della maggior parte degli altri pesci e, grazie alla particolare anatomia del loro corpo, compressa lateralmente, sono in grado di avvicinarsi alle prede senza essere avvertiti. 

I padri più presenti e premurosi del mondo animale.

I cavallucci marini hanno una tecnica di riproduzione davvero speciale detta “gravidanza maschile“. La femmina depone delicatamente le uova nella sacca ventrale del maschio, una tasca simile a un’utero completa di placenta, e da quel momento inizia il periodo della gestazione. In un solo anno un maschio riesce a portare a termine sette gravidanze consecutive, della durata di circa 21 giorni ciascuna. Mentre i piccoli sono annidati nella tasca marsupiale ricevono ossigeno e nutrimento, inoltre l’ambiente in cui sono immersi si fa via via più simile a quello che troveranno all’esterno. Quando arriva il momento del parto il cavalluccio va incontro ad alcuni modificazioni fisiche, ad esempio la sua respirazione si fa più intensa e assume un colore diverso, per prepararsi ad un travaglio che può durare anche alcune ore.

Chi ha assistito al parto di un cavalluccio marino lo ha definito uno spettacolo eccezionale: il padre non sperimenta alcuna fatica, mentre i piccoli, che possono essere anche migliaia, cominciano la propria vita già completamente formati e autosufficienti.

Perché è a rischio la loro sopravvivenza?

Una triste storia

Nonostante l’elevata natalità, il cavalluccio marino è una specie sempre più a rischio. Secondo gli esperti ogni anno ne verrebbero catturati e venduti oltre 30 milioni di esemplari e le motivazioni sono le più folli.

Il loro aspetto e comportamento li rende affascinanti facendo così aumentare miti e leggende sulle loro proprietà benefiche ed afrodisiache. Il mercato della medicina tradizionale asiatica li utilizza per curare malanni di ogni genere, che vanno dall’asma e dalle fratture ossee all’impotenza. I piccoli esemplari vengono essiccati e imbustati oppure venduti nei barattoli come caramelle. Insolite “pillole blu” che vengono dal mare.

Ma non solo, insieme a scorpioni e insetti vari il cavalluccio è considerato per il mercato tailandese uno dei piatti più popolari: infilzato e cotto grigliato, alla maniera del kebab.

Dal suo commercio alimentare, ai souvenir, fino all’essicazione e successiva polverizzazione per la preparazione di “farmaci” e rimedi miracolosi, il destino dei cavallucci marini appare sempre più lontano dal solo posto dove dovrebbe compiersi: il mare.

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