Pietro Aretino, la voce scandalosa del Cinquecento

Protagonista del panorama culturale del Cinquecento, Pietro Aretino è stato scrittore e drammaturgo, ma anche consigliere di potenti e amico di artisti. Una personalità, insomma, che ha vissuto pienamente un secolo unico nella storia del mondo.

Pietro Aretino: cenni biografici

Nato ad Arezzo nell’anno della scoperta dell’America, Pietro Aretino è famoso per i “Sonetti lussuriosi”, un componimento che – come è facile intuire – è incentrato su temi licenziosi, ma non mancò di distinguersi per numerose altre opere, anche dal contenuto teologico.

Poche e scarne sono le informazioni arrivate a noi e relative alla sua infanzia; probabilmente nacque dalla relazione fra un calzolaio e una cortigiana e, dopo alcuni studi di pittura a Perugia, approdò a Roma nel 1517.

I “Sonetti lussuriosi” e le Pasquinate

Di quanto compose negli anni trascorsi a Roma, dobbiamo ricordare i “Sonetti lussuriosi”, componenti per i quali si ispirò alle incisioni erotiche di  Marcantonio Raimondi, “La cortigiana”, parodia de “Il Cortigiano” di Baldassarre Castiglione.

Fu autore anche di diverse pasquinate, componimenti satirici dal carattere anticuriale e anticlericale che venivano affisse sul busto della statua Pasquino a Roma. Tali componimenti lo portarono ad inimicarsi il clero romano e dovette per questo lasciare la Città Eterna.

Da Roma approdò nel nord Italia: dapprima a Mantova, dove strinse una forte amicizia con il condottiere Giovanni dalle Bande Nere e, successivamente, a Venezia dove visse fino alla fine dei suoi giorni.

Pietro Aretino a Venezia

A Venezia, città culla di ogni vizio, si trovò a proprio agio e dominò la scena culturale dell’epoca: visse da protagonista la politica di rinnovamento che l’allora doge Andrea Ghitti avviò, avvalendosi di alcune delle personalità più talentuose dell’Italia.

Oltre a Pietro Aretino, il doge Andrea Ghitti contò sul pittore Tiziano e sullo scultore Jacopo Sansovino e il terzetto di intellettuali sarà determinante per incidere e dare un nuovo volto alla città lagunare.

A Venezia si legò sentimentalmente con Pierina Riccia, una giovane cortigiana, della quale si prese amorevolmente cura durante un periodo di malattia e, secondo le cronache, colmò di regali e doni di pregio per tutto il periodo della loro relazione.

Il 21 ottobre 1556 Pietro Aretino morì, forse a causa di un colpo apoplettico, forse per il troppo ridere: quest’ultima versione vuole che lo scrittore morì soffocato dalle troppe risate durante una festa.

Venne sepolto nella chiesa di San Luca a Venezia, ma a causa di un forte afflusso di estimatori e curiosi, indizio della popolarità che aveva raggiunto Pietro Aretino, i resti furono traslati. Nel 1559, papa Paolo IV mise le opere di Aretino all’indice, anche se continuarono a circolare clandestinamente.

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