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La Sirenetta: tutte le critiche al live-action spiegate

Come accade il più delle volte quando viene annunciato un remake di un’opera con cui siamo cresciuti e a cui siamo particolarmente affezionati, anche il live-action de La Sirenetta, al cinema dal mese di maggio, è arrivato portandosi dietro una serie di polemiche a volte condivisibili e altre un po’ meno.

Già dall’annuncio del casting di Halle Bailey per il ruolo di Ariel i più diffidenti si erano fatti sentire sui social: secondo il loro punto di vista, cambiare l’aspetto fisico di un personaggio così iconico come quello della Sirenetta, impresso nell’immaginario collettivo con determinate fattezze, non avrebbe giovato alla buona riuscita del film.
Fortunatamente ad oggi, con l’uscita della pellicola nelle sale cinematografiche mondiali, l’attrice ha dimostrato ai criticoni di esser stata la scelta perfetta per il ruolo della protagonista, di essere a suo agio nella parte della giovane e curiosa sirena che dà il titolo all’opera e di avere anche una voce incredibile nelle parti cantate del film.
Ma la faccenda di Halle è stata solo la punta dell’iceberg perché le critiche mosse al remake del classico Disney non sono certamente finite con lei.

Uno degli argomenti più dibattuti già con l’uscita del trailer riguarda la fotografia scelta per il live action: a differenza del film d’animazione, che ci aveva abituati a tonalità molto accese, la nuova Sirenetta è caratterizzata da una fotografia dai toni scuri e desaturati, che da una parte offrono un’esperienza immersiva all’interno della già buia sala cinematografica, ma dall’altra non permettono di godere al 100% di un’avventura pensata per i più piccoli, che sarebbero stati catturati maggiormente da una messa in scena più sgargiante.

Ma l’aspetto più controversa della pellicola riguarda il casting di Ursula e tutto ciò che ne consegue. Per il ruolo della cattiva, infatti, è stata scelta l’attrice Melissa McCarthy, che ha deluso la maggior parte dei fan dell’originale non tanto per una questione di capacità recitative, ma perché sarebbe stato forse più opportuno dare la parte a una vera drag queen, dal momento che il personaggio del classico d’animazione era ispirato nell’aspetto alla drag queen Divine.
Una scelta che non solo avrebbe reso onore al disegno Disney, ma sarebbe anche stato rispettoso del patrimonio queer che la storia originale di Hans Christian Andersen si porta dietro.

La sua Sirenetta, infatti, non era altro che un’allegoria dell’amore non corrisposto che l’autore provava per un altro uomo. Ariel, che si sente costretta in un mondo che non la fa sentire a casa, che rimane senza voce e infine è costretta a rinunciare al principe (che le preferisce un’altra donna) e trasformarsi in schiuma, rappresenta il dolore dello stesso Anderson, intrappolato in una società governata dall’eteronormatità e in difficoltà nel dare voce al suo vero io.
Forse, dando risalto al vero significato della narrazione, il live action de La Sirenetta avrebbe trovato un’accoglienza più calorosa, ma purtroppo gli errori commessi sono stati tanti e il malcontento, anche a distanza di qualche settimana dalla distribuzione, si fa sentire ancora forte tra gli spettatori.

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