5 Ottobre 2024
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Internet e i viaggi low cost hanno permesso a tutti noi di avere una conoscenza del mondo inimmaginabile in passato; viaggiare e scoprire era, nei secoli scorsi, una prerogativa delle classi sociali agiate che vivevano il Grand Tour come un momento di formazione tout court.

I giovani rampolli di buona famiglia vivevano come tappa obbligata il viaggio in Europa continentale, in cui l’Italia era, senza dubbio, una delle mete più importanti per via del ricco patrimonio artistico, culturale e naturale che abbiamo.

Viaggio in Italia di Goethe

Una delle testimonianze più famose del Grand Tour è rappresentata da Viaggio in Italia di Goethe: lo scrittore tedesco viaggiò nel Belpaese sul finire del XVIII secolo e ne narrò l’avventura circa una trentina di anni dopo.

Per noi lettori italiani del Terzo Millennio, leggere delle tappe che Goethe fece durante il suo viaggio non suscita particolare stupore: Venezia, Roma, Napoli e la Sicilia sono mete che, a seconda della Regione in cui abitiamo, possiamo raggiungere per un’escursione più o meno lunga.

Eppure, i toni descrittivi e l’entusiasmo con cui un giovane tedesco di qualche secolo fa toccava con mano luoghi e monumenti che non conosceva riescono a farci sentire la meraviglia che spesso diamo per scontata delle bellezze del nostro territorio.

Mary Shelley e il Lago di Como

L’esperienza vissuta da Goethe è molto famosa, ma non è certo l’unico scrittore che abbia avuto la fortuna di fare un Grand Tour. Mary Shelley, ad esempio, soggiornò per diverse settimane sul lago di Como, nel 1840.

L’autrice di Frankenstein ebbe modo di apprezzare le bellezze del lago celebrato dal Manzoni nella loro completezza: effettuò escursioni in montagna, viaggi in battello, visitò la celebre cittadina lacustre Varenna.

Mary Shelley trasse ispirazione da questi panorami per alcune ambientazioni dei suoi romanzi e raccolse le memorie del suo viaggio in un diario, Rambles in Germany and Italy, pubblicato nel 1844, ma tradotto solo di recente in italiano.

Ci conduce, invece, nel Sud Italia lo scrittore George Gissing che, agli inizi del Novecento, fece un viaggio alla scoperta dei luoghi che un tempo costituivano la Magna Grecia, lasciando memoria del suo viaggio nell’opera Sulla riva dello Jonio.

Partito da Napoli, Gissing viaggia alla volta della Calabria, apprezzandone non solo le bellezze naturali, ma anche l’atteggiamento e le abitudini delle popolazioni che incontra sulla sua strada, riportandone caratteristiche e nomi delle persone che conobbe.

Fra questi, il gestore di un albergo dove alloggiò, Coriolano Paparazzo, il cui cognome venne poi preso in prestito dal regista Federico Fellini per il fotoreporter de La dolce vita e, come sappiamo, oggi è un nome comune che indica una professione!

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