Dal buio delle tenebre si staglia infuocato un uccello dalle ali spiegate: questa è l’immagine che più di ogni altra identifica la Fenice, l’uccello mitologico che tanto ha animato le tradizioni culturali di ogni tempo.
È stata la sua capacità di saper rinascere dalle ceneri ad averla resa celebre in tutto il mondo: secondo la leggenda più popolare, la Fenice vive 500 anni e, sentendo sopraggiungere l’ultima ora, si costruisce un nido su un albero.
Adagiata nel nido, attende che i raggi solari innestino un incendio che divori lei e il suo rifugio. La morte arriva e la riduce in cenere, dal cui cumulo emerge una larva che, grazie ai raggi solari, in pochi giorni, ritorna a essere una Fenice adulta pronta a librarsi nel cielo.
Dopo ogni fine c’è un nuovo inizio
Universalmente, la Fenice è riconosciuta come simbolo di morte e risurrezione, ma possiamo essere anche meno estremi e identificare la Fenice come emblema di ogni fine e di ogni inizio della nostra vita.
Senza una fine, senza un punto o senza una distruzione non possono esserci nuovi inizi, nuove costruzioni da cui ripartire. Va da se’ che questa trasformazione implica dolore, sofferenza e tormento.
Il rimestare ricordi, il rinvangare il passato riapre ferite ormai cicatrizzate, ma è una cura necessaria per rinascere come una Fenice. Tante le vie da percorrere per compiere questo viaggio, ognuna diversa come diverse sono le nostre persone: c’è chi sceglie la musica, chi lo sport e chi l’arte.
“La sentenza della Fenice” di Vittoria Scola
O chi, come Vittoria Scola, la poesia. Nella sua raccolta intitolata “La Sentenza della Fenice”, edita da Il Giardino della Cultura, colori ed emozioni si alternano in una sapiente narrazione volta a sancire, con le parole e le sensazioni, la rinascita.
La strada per la rinascita di Vittoria Scola parte dal raccontarsi, dallo scavarsi dentro toccando vecchi amori e rapporti conflittuali. Il buio che la circonda è tanto, troppo, ma diventa sempre meno fitto tanto più l’Autrice si guarda dentro.
E così lo spessore si assottiglia e il buio cede dinanzi alla forza della luce e dei colori di speranza che possono ora sprigionarsi ed esplodere in tutta la loro lucentezza, proprio come la Fenice che abbia appena spiccato il volo.
Il chiaro e lo scuro, il presente e il passato. Due antitesi con cui tutti dobbiamo misurarci nella nostra vita, ma non sempre è semplice destreggiarsi. E la mano pronta ad aiutarci può arrivare da dove non ce lo aspettiamo, appunto la poesia.
Già, perché leggendo la poesia di Vittoria Scola possiamo riconoscere le nostre paure e i nostri silenzi, ma possiamo anche vedere laggiù, distante, ma non troppo, la speranza di qualcosa di nuovo, di qualcosa che ci salvi.
Qualcosa che, in sostanza, ci faccia rinascere: in ogni tempo, la morte e il dolore sono necessari per un nuovo inizio, ma, più che mai in questi tempi oscuri, abbiamo bisogno di sapere che speranza e nuova vita ci attendono. Abbiamo bisogno della poesia di Vittoria Scola.
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