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Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo

Il Quarto Stato è la celebre opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo, divenuta simbolo nel mondo del lavoro subordinato e delle rivendicazioni sociali da parte della classe operaia di fine Ottocento. La grande tela, realizzata tra il 1898 e il 1901, è oggi conservata presso il Museo del Novecento di Milano.

Descrizione dell’opera

Il dipinto raffigura una folla di braccianti in protesta che avanza lenta e compatta verso lo spettatore, con passo determinato, esprimendo appieno la forte volontà da parte dei lavoratori di rivendicare i propri diritti. Il corteo è guidato dalle tre figure rappresentate in primo piano: a sinistra vediamo un uomo anziano; al centro un giovane uomo che procede con passo disinvolto e con lo sguardo fiero, reggendo una giacca sulla spalla e con l’altra mano poggiata sulla cintola dei pantaloni; sulla destra, una donna che tiene in braccio un bambino, raffigurata a piedi nudi, sembra voler dissuadere il giovane uomo dal condurre la protesta.

In secondo piano, troviamo la folla di contadini che si muove dall’ombra verso la luce del sole, in un gesto simbolico di affermazione sociale. I manifestanti sono raffigurati mentre compiono gesti molto naturali: alcuni volgono lo sguardo in avanti, altri si riparano gli occhi dal sole con una mano, altri ancora discutono tra loro.  

Il corteo è disposto in maniera orizzontale ed evoca da un lato il forte realismo di una manifestazione di strada, mentre dall’altro si fonde armoniosamente con le caratteristiche rinascimentali dell’opera. La disposizione delle figure e la loro espressività rimandano a capolavori come la Scuola di Atene di Raffaello e l’Ultima cena di Leonardo da Vinci.

Storia dell’opera

Giuseppe Pellizza da Volpedo impiegò circa 10 anni per elaborare la sua grande opera. Dopo aver assistito ad una manifestazione da parte di un gruppo di operai, l’artista cominciò a sostenere l’importanza sociale dell’arte. Nel 1891 Pellizza inizia a lavorare ad un bozzetto degli Ambasciatori della fame, che raffigura una rivolta operaia ambientata in piazza Malaspina a Volpedo e che rappresenta la prima tappa per le successive redazioni dell’opera. Degli Ambasciatori, Pellizza realizzò altre due versioni, una del 1892 e un’altra del 1895.

La seconda tappa del percorso che porterà alla realizzazione del Quarto Stato è rappresentata dalla Fiumana, opera del 1895 realizzata in olio su tela, che si discosta nettamente dai bozzetti precedenti, introducendo una vasta massa di gente che va a formare una vera e propria “fiumana” umana. Il punto di vista viene qui spostato più in basso, in modo da accentuare l’enfasi della folla che si muove in avanti.

Nel 1898, il massacro di Bava-Beccaris a Milano (in cui venne aperto il fuoco contro un corteo di operai in protesta, uccidendo 81 cittadini), scosse molto l’animo dell’artista, tanto che nello stesso anno decise di riprendere il lavoro sulla sua opera per renderla il «più grande manifesto che il proletariato italiano possa vantare fra l’Otto e il Novecento». Realizzò così un bozzetto propedeutico intitolato Il cammino dei lavoratori, opera che assume dei tratti più realistici ed in cui emerge una maggiore plasticità delle figure.

Dopo un lavoro di perfezionamento durato circa tre anni, Giuseppe Pellizza da Volpedo completò la sua grande opera nel 1901, decidendo di darle un nuovo titolo, Il Quarto Stato, in riferimento all’appellativo dato alla classe operaia dopo la rivoluzione industriale.

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