GeologiaNewsScienza

Due milioni di anni di costante presenza umana: la cronologia preservata in una grotta in Sudafrica

I più antichi manufatti realizzati da ominidi di cui si abbia notizia risalgono a 3,3 milioni di anni fa; sebbene i reperti più vecchi rinvenuti nella grotta di Wonderwerk (Sudafrica), manufatti Olduvaiani (semplici strumenti ottenuti dalla scheggiatura della pietra la cui prima apparizione risale a 2,6 milioni di anni fa in Africa orientale) abbiano “appena” 1,8 milioni di anni, il sito vanta una caratteristica rara e peculiare: è infatti uno dei pochi luoghi al mondo in cui vi siano prove di presenza umana stabile per un lunghissimo periodo di tempo.

L’incredibile scienza della datazione

Lo studio ha riguardato una stratificazione di 2,5 metri di sedimenti accumulatisi nel corso del tempo. Per datarli si è fatto uso di due metodi: uno è l’archeomagnetismo, che implica la lettura della “firma magnetica” preservata all’interno delle rocce; avendo ricostruito le variazioni nel campo magnetico terrestre nel corso del tempo, se si analizza il modo in cui sono orientate le particelle a esso sensibili, come aghi in una bussola, si può stabilirne l’età. In questo caso lo studio ha riguardato 178 campioni d’argilla.

Il secondo metodo (in realtà già utilizzato una prima volta nel 2008 da uno degli autori della ricerca attuale, ma che aveva all’epoca generato scetticismo) sfrutta la misurazione del decadimento radioattivo da quando un oggetto finisce al riparo dell’influenza dei raggi cosmici perché coperto da altro materiale oppure portato al riparo, per esempio in una caverna come nel caso di Wonderwerk. I granelli di sabbia di quarzo in particolare permettono ai ricercatori di determinare con notevole precisione, in base all’analisi della concentrazione di specifici isotopi, quanto tempo fa siano stati portati all’interno della grotta.

Antichi falò e resti della cottura di cibo

Lo studio dei vari strati geologici ha quindi consentito agli studiosi di datare a poco più di un milione di anni fa il passaggio verso una tecnologia di creazione di strumenti in pietra più raffinata e un milione di anni l’uso deliberato del fuoco. Ossa carbonizzate, cenere, utensili: in quei 2,5 metri è conservata una vera e propria cronologia dell’evoluzione biologica e culturale degli ominidi, in un sito dalle caratteristiche uniche proprio per il fatto di trovarsi al chiuso anziché in uno spazio aperto, permettendo fra l’altro una miglior preservazione dei reperti, maggiormente protetti dall’usura da parte di eventi atmosferici e altri fattori distruttivi.

La ricerca “Magnetostratigraphy and cosmogenic dating of Wonderwerk Cave: New constraints for the chronology of the South African Earlier Stone Age” è stata pubblicata il 1° maggio 2021 sulla rivista Quaternary Science Reviews.

Guarda anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *