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Disadattamento scolastico nei ragazzi: quali sono le cause e come combatterlo (parte II)

Il disadattamento scolastico può assumere diverse forme, che vanno dalle difficoltà di apprendimento, di concentrazione e di controllo motorio, ad un rendimento che non rispecchia le effettive capacità dell’individuo, fino ad arrivare a fenomeni come l’assenteismo, la disaffezione e all’abbandono.

In particolare, con dispersione scolastica si fa riferimento ad una serie di rallentamenti ed interruzioni che compromettono il conseguimento del titolo ottenibile al termine degli studi, pregiudicando di fatto il successivo iter accademico e lavorativo dell’individuo.

Anche se i fattori di rischio che portano a fenomeni come l’allontanamento dello studente dal sistema scolastico (drop out) possono essere numerosi, non mancano le possibilità di agire in maniera preventiva su questioni spinose ma non incontrovertibili.

Gli interventi mirati ad evitare il disagio scolastico e all’ostacolare la comparsa di un successivo stato patologico più grave sono sviluppabili su diversi livelli. Si passa da una prevenzione specifica rispetto ad elementi che se pur difficili da affrontare rappresentano il normale stato evolutivo adolescenziale, alle prevenzioni primarie e secondarie impiegate in situazioni nelle quali un certo disagio è già presente o si è già acutizzato col tempo.

L’autocontrollo, la capacità di concentrarsi su aspettative ottimistiche, le abilità relazionali e l’autostima sono tutte caratteristiche che, se coltivate all’interno del nucleo familiare e dei contesti sociali quotidiani, possono svolgere la funzione fondamentale di protezione rispetto alle difficoltà scolastiche.

Allo stesso tempo è possibile stimolare gli studenti attraverso strategie basate sulla motivazione e sulla comunicazione, come degli incontri di counseling che puntino sull’empatia, l’ascolto attivo e l’accettazione davanti agli ostacoli evidenziati durante le sedute.

Spesso sono anche i pari, oltre che gli adulti, a poter svolgere un ruolo significativo. Si parla a tal proposito di peer education (educazione dei pari), ovvero della condivisione di conoscenze e competenze con giovani della stessa età, oppure di tutoring, in riferimento ad interventi maggiormente strutturati e articolati scanditi da obiettivi precisi.

Infine, un buon orientamento formativo può consentire al ragazzo tendente al disadattamento scolastico di comprendere quali siano le proprie attitudini. Spesso, soprattutto in età adolescenziale, si è poco inclini a considerare quali possano essere gli ambiti in cui è possibile ottenere buoni risultati e a figurare quale possa essere il campo nel quale specializzarsi potrebbe portare a maggiori soddisfazioni.

Attraverso un approccio a 360° che coinvolga gli aspetti individuali, familiari e scolastici, è quindi possibile agire in maniera significativa sul futuro dei ragazzi. Spesso, infatti, lo scoglio più grande è rappresentato dalla percezione di un contesto nel quale le poche figure di riferimento non prestano abbastanza attenzione ai propri bisogni, determinando la conseguente comparsa di psicopatologie molto più gravi come disturbi d’ansia o depressione.

di Daniele Sasso

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