Psicologia

L’attaccamento infantile – I Parte: John Bowlby e la “base sicura”

Anche se oggi ci appare scontato un certo modo di concepire il comportamento infantile, la comprensione di ciò che influenza davvero lo sviluppo e l’apprendimento dei neonati è derivata da un lavoro graduale e relativamente moderno.

Uno dei pensieri che, più di tutti, ha permesso di arrivare a delle conclusioni inoppugnabili sull’importanza del legame affettivo tra genitore e bambino, è stato sicuramente quello di John Bowlby.

Al medico londinese fu affidata, nel 1951, una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su quei bambini che avevano perso la loro famiglia. Bowlby, già interessatosi da tempo all’importanza dei legami che si sviluppano nei primi anni di vita tra neonati e caregivers (le figure che si occupano del bambino nei suoi primi bisogni fisiologici e sociali), sviluppò un lavoro mirato a delle metodologie di prevenzione per contrastare la carenza delle cure materne.

Una base sicura

La Teoria dell’attaccamento e il concetto di base sicura, sviluppati fino alla fine degli anni ‘80, forniscono ancora oggi un elemento fondamentale da cui partire per studiare la relazione di attaccamento infantile. Ma cosa si intende con base sicura?

Ciò di cui necessita l’infante, secondo lo psicologo, è la sicurezza di poter contare sulla propria figura di attaccamento. Il bambino piccolo è infatti predisposto a conoscere il mondo, ad esplorarlo per ampliare i propri orizzonti.

La figura di attaccamento (maschio o femmina che sia) diventa la base da cui partire e quella sulla quale si può fare affidamento per il ritorno. Pur riconoscendo che alcuni fattori biologici di natura genetica possano influire sulla crescita del bambino, Bowlby rintraccia nell’ambiente, e più in particolare nella figura di attaccamento primario, la spinta che lo porterà a scoprire la realtà che lo circonda.

Il forte legame tra genitore e figlio vale qualcosa di più della semplice ricerca di cibo e sopravvivenza. Il bambino necessita di un legame affettivo. Ha bisogno della sensibilità e della capacità, da parte del caregiver, di essere responsivo nel momento del bisogno, così come di un vero e proprio allenamento dal punto di vista sociale.

La trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento

I modelli operativi interni descritti fanno riferimento proprio a questo: sono rappresentazioni di come i genitori (considerati dal neonato alla stregua di dei) lo trattano, e di conseguenza di quanto amore lui merita.

Uno dei concetti più importanti espressi da Bowlby è quello di trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento. Se le prime relazioni con i genitori sono dei modelli, ovvero valgono come punto di riferimento per l’infante che li sperimenta, questi avranno un’influenza nelle sue successive relazioni sociali.

Le prime cure materne e paterne influenzeranno quindi, con la crescita, i comportamenti dell’adulto nelle relazioni di tutti i giorni. La capacità di amare, di ridere o di empatizzare con la persona che abbiamo di fronte deriva quindi in buona parte da quanto i nostri genitori sono stati in grado di fare lo stesso con noi da piccoli.

Inoltre, il nostro legame di attaccamento con i genitori sarà in buona parte trasferito a quello che noi avremo con i nostri figli. La disponibilità, la pazienza e la costanza nell’accudire i propri pargoli avrà quindi un peso sulla loro vita, ma anche sullo sviluppo delle generazioni future.

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