Gli apparati decorativi o i restauri pittorici di numerose chiese piemontesi, lombarde e liguri portano la firma dei Morgari. Questa fu una famiglia di artisti che per oltre un secolo e mezzo, da fine 700 al primo trentennio del Novecento, si dedicò alle “arti decorative”. Il capostipite fu Giuseppe Morgari (1788-1847) noto per la sua vasta produzione di carattere religioso, allievo del Pecheux all’Accademia di Belle Arti di Torino, fu attivo presso la corte di Carlo Felice. Suoi figli furono Rodolfo e Paolo Emilio che da lui appresero i primi rudimenti artistici. Paolo Emilio (1815-1882) frequentò l’Accademia Albertina e sotto la guida di G.B. Biscarra divenne un ottimo disegnatore (di grande bellezza sono i disegni, studi preparatori a matita su carta, di gusto classico, conservati al museo Poldi Pezzoli a Milano). Partecipò alle esposizioni della Promotrice e iniziò a lavorare come ritrattista per le famiglie nobili torinesi e per casa Savoia. Nel 1853, con Francesco Gonin, realizzò nella chiesa di s. Massimo a Torino due lunette raffiguranti S. Anselmo di Aosta e S. Bernardo di Mentone; sempre a Torino eseguì l’affresco nella cupola della basilica dei Ss. Maurizio e Lazzaro, mostrando la sua abilità pittorica esaltando la spazialità con vivaci giochi cromatici. Realizzò alcune reintegrazioni pittoriche nelle chiese torinesi di S. Francesco d’Assisi e della Visitazione, nell’ambito del progetto di restauro dei luoghi sacri, voluto da Vittorio Emanuele II. Con il fratello Rodolfo decorò gli interni del municipio di Torino e dalla chiesa di S. Carlo. Decorò le chiese di Bra, Mondovì, Santhià e nella cattedrale di Fossano realizzò la volta del presbiterio introducendo, in alcuni punti, la decorazione a encausto, vantandosi di essere stato il primo a utilizzare tale tecnica in Torino.
Rodolfo Morgari (1827-1909) come il fratello Paolo Emilio studiò all’Accademia Albertina e partecipò alla Prima esposizione della Promotrice di Belle Arti, ma già a partire dagli anni 50 dell’Ottocento si dedicò con maestria al restauro, tanto che Vittorio Emanuele II lo nominò “pittore e restauratore dei Regi Palazzi” incaricandolo di restaurare le pitture del Beaumont sulle volte di Palazzo Reale. Di Rodolfo sono la pala d’altare “La predicazione del Battista” del Duomo di Torino, le volte della chiesa di S. Teresa e gli apparati decorativi di molte chiese piemontesi (Viù, Bra, Santhià, Biella, Ottiglio, Moncalvo, Caselle). Nelle opere di Rodolfo ben si amalgamarono i tratti della pittura sei-settecentesca e le nuove influenze dell’art nouveau, attraverso il sapiente uso del colore e della luce, tanto che i critici dell’epoca lo indicarono come il miglior esponente dell’arte decorativa.
Rodolfo avviò una fra le più importanti botteghe di restauro in Torino specializzata, tra l’altro, nell’imitazione pittorica degli arazzi. Nella sua bottega si formò il nipote Luigi Morgari (1857-1935) che si specializzò nelle arti decorative (caratteristica di tutta la famiglia); si dedicò a composizioni di soggetto profano e religioso, ma fu affrescatore in tanti edifici sacri del Piemonte, della Lombardia e della Liguria. Di questa dinastia di artisti occorre ricordare Pietro (1852-1885) figlio di Rodolfo, divenuto famoso a Londra per i ritratti di animali e Beatrice (1858-1936) figlia di Paolo Emilio che si dedicò alle nature morte e ai ritratti.
Giannamaria Villata