13 Novembre 2024
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Fino a non molto tempo fa l’idea di pianeti che se ne vanno in giro da soli per la galassia anziché restarsene in orbita attorno a una stella apparteneva al reame della fantascienza. Ma con lo sviluppo delle capacità di ricerca gli astronomi si sono dovuti ricredere: oggi si ipotizza un pianeta di questo genere possa avere varie origini, dall’espulsione durante le prime, caotiche fasi di formazione di un sistema planetario alla perturbazione causata da un gigante gassoso oppure strappato via da una stella in transito nei pressi del sistema cui apparteneva.

OGLE-2016-BLG-1928 non è il primo oggetto di questo tipo a essere individuato, ma nella manciata di candidati noti quasi tutti sono più probabilmente nane brune o sub-nane brune (una sorta di via di mezzo fra una stella e un pianeta) oppure giganti gassosi come Giove. In questo caso saremmo invece di fronte a un pianeta grande come Marte o la Terra.

Un effetto previsto dalle teorie di Einstein

Il fenomeno della lente gravitazionale consiste nella distorsione della luce emessa da un corpo lontano da parte di un oggetto di grande massa frapposto fra di esso e l’osservatore. Ciò si rivela utile per studiare oggetti o fenomeni molto distanti poiché così appaiono, come esplicato dal nome, ingranditi rispetto a come sarebbero visualizzabili in condizioni normali (o addirittura del tutto invisibili).

Già questa possibilità è rara poiché è necessario l’allineamento perfetto fra i tre elementi (osservatore, oggetto intermedio, oggetto lontano); è quindi comprensibile come gli effetti generati da un corpo di massa molto ridotta qual è un pianeta siano molto più difficili da rilevare. Eppure è una delle possibilità nel campo della ricerca di pianeti extrasolari.

La distorsione dello spaziotempo influenza il percorso compiuto dalla luce

Si tratta di un metodo diverso da quello (fruttuoso) del transito, che consiste nel misurare la riduzione nella luminosità di una stella quando un pianeta gli passa davanti: con la microlente gravitazionale si misura la distorsione della luce, il modo in cui essa si piega e viene deviata. Il fenomeno tuttavia è piccolo, si parla di una frazione di raggio di Einstein, e di breve durata, di solito pochi giorni.

Nel caso di OGLE-2016-BLG-1928 l’evento-lente è durato appena 41.5 minuti. La ricerca è frutto della collaborazione di due progetti, OGLE (Optical Gravitational Lensing Experiment) e KMTN (Korean Microlensing Telescope Network), con soli 15 punti di dati. Da qui la definizione di candidato, anche se gli autori della ricerca ritengono di aver potuto escludere, per le caratteristiche e il comportamento della radiazione luminosa, altre possibili fonti del fenomeno.

Un solitario, una vera canaglia

Questo genere di pianeta viene definito, oltre che solitario, anche orfano naturalmente perché rimasto privo della stella cui era legato nel processo di formazione. In inglese tuttavia è diffuso l’utilizzo dell’espressione rogue planet, molto più ricreativa per le sfumature nel significato: oltre che con solitario, “rogue” può infatti essere tradotto come furfante, canaglia, filibustiere.

Non a caso tale termine è piuttosto diffuso in ambito letterario o cinematografico, anche come nome proprio riferito a un personaggio di solito schierato dalla parte dei buoni ma dal carattere indipendente e poco avvezzo al rispetto di regole e standard (si pensi a uno dei membri più importanti degli X-Men o alla saga di Star Wars).

La caccia ai pianeti solitari in futuro potrà avvalersi delle capacità del Nancy Grace Roman Space Telescope, che dovrebbe essere lanciato nel corso dei prossimi anni con l’obiettivo di studiare gli esopianeti (sperando anche di riuscire a visualizzarli e analizzarne l’atmosfera) oltre all’energia oscura e all’accelerazione cosmica.

La ricerca è stata pubblicata su arXiv (Cornell University).

Di Corrado Festa Bianchet

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