Non è la prima volta che parliamo di un’opera ispirata alla storia di Marie Curie. Ma è certo la prima volta che usciamo esaltati dalla visione di un film che racconta la vita della scienziata due volte premio Nobel. Marie Noëlle ci regala infatti una pellicola intensa e coinvolgente, capace di offrire un’immagine realistica di Marie Curie. Senza però rischiare mai di snaturare la donna che stava dietro il genio.
Una vita tra scienza e affetti
Marie Curie, film scritto e diretto da Marie Noëlle, esce nel 2016 con una produzione franco-polacca e un cast che attinge a piene mani da entrambi i paesi. A dar vita a Marie Curie qui è Karolina Gruszka, che possiede sia il physique du role che il talento necessario a rendere onore alla scienziata.
Al suo fianco nei panni di Pierre Curie troviamo Charles Berling, noto attore del cinema francese, insieme a un meno celebre ma comunque efficace Arieh Worthalter nel ruolo di Paul Langevin, prima collaboratore e poi amante della Curie dopo la morte del marito.
La storia che la Noëlle sceglie di raccontare è solo un frammento della vita della Curie. Un frammento lungo circa mezzo decennio, che va da poco prima della morte di Pierre Curie fino alla vincita del secondo Nobel. In mezzo, però, è contenuta tutta l’essenza di Marie Curie, un ritratto della sua esistenza come scienziata, come moglie, come madre e soprattutto come donna.
Le prime scoperte nel laboratorio con Pierre, la vincita del primo Nobel, il dolore per la perdita del marito e poi la forza dei nuovi studi sulla radioattività, fino alla relazione clandestina con Langevin che rischierà di causarle la perdita del secondo riconoscimento. Il fulcro della vita di Marie Curie è contenuto nei 95 minuti di pellicola.
Ma finalmente non c’è intento retorico né volontà di trasmettere un messaggio, bensì solo la pura e semplice bellezza di una vita intensa che ha dato tanto alla scienza e al mondo.
Un ritratto vivido della storia di Marie Curie
Il risultato è un film che rende finalmente giustizia all’esistenza di Marie Curie. Un racconto della sua tenacia, delle sue competenze, della sua determinazione ma anche delle sue debolezze. Scritto e diretto con rispetto e ammirazione verso Marie Curie e verso ciò che la scienziata ha rappresentato come genio e come donna.
Un’ottima sceneggiatura, una fotografia dai toni freddi e luminosi e una regia che spezza spesso il ritmo con riprese dalla forte potenza emotiva sono proprio quello che una figura come Marie Curie meritava. Si percepisce finalmente la volontà di raccontare una vita degna di essere conosciuta e rispettata. E di regalare agli spettatori un ritratto il più verosimile e umano possibile di una mente che era anche e soprattutto carne, e che come tale ha sofferto, amato e lottato fino alla fine.
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