Martin Luther King e quella multa che cambiò per sempre il corso della storia – I parte

Il 4 maggio 1960 un uomo di colore, mentre stava guidando una macchina con accanto una donna bianca, venne fermato dalla polizia e multato.

Uno stop che, neanche a farlo apposta, cambiò non solo il corso della storia, ma contribuì anche alla distruzione delle politiche segregazioniste negli Stati Uniti.

L’uomo di colore non era uno qualunque, ma Martin Luther King, un pastore protestante che, dopo quell’episodio (che all’epoca venne ampiamente dimenticato), diventò un fervente attivista e leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani.

King, dopo essere stato fermato, venne condannato, illegalmente, alle catene.

I politici segregazionisti della Georgia, già allora, cercarono di mettere a tacere Martin Luther King prima che potesse mobilitare grandi masse di persone, ma fallirono miseramente nel tentativo.

Il maltrattamento subito dal leader per i movimenti civili degli afroamericani negli Stati Uniti diede infatti un tremendo scossone alla corsa presidenziale del 1960, spingendo i neri a votare i democratici e a mettere fine alle leggi di Jim Crow nel profondo sud.

Martin Luther King e la fermata che cambiò le sorti degli afroamericani negli Usa: il fatto

Martin Luther King e Coretta, sua moglie, quel giorno avevano ospitato la scrittrice Lillian Smith per la cena.

Il pastore protestante, subito dopo l’incontro, si offrì di riportare quest’ultima alla Emory University per consentirle di continuare i suoi trattamenti contro il cancro quando vennero fermati nella Contea di DeKalb, appena fuori Atlanta.

Smith, ricordando quell’episodio, scrisse che erano stati fermati perché l’ufficiale aveva visto la sua faccia bianca con un uomo di colore.

King però, secondo i resoconti storici odierni, sarebbe stato seguito: l’Associated Press statunitense ha infatti dichiarato che Ernest Vandiver, il governatore segregazionista georgiano di allora, aveva promesso di tenere il leader del boicottaggio degli autobus Montgomery “sotto sorveglianza in ogni momento.”

Martin Luther King pagò la multa di 25 dollari a settembre per liquidare la falsa accusa di guida senza patente, ma affermò anche di non essere a conoscenza del fatto di essere stato messo in libertà vigilata e che, proprio per questo, se avesse violato la legge sarebbe finito in prigione.

Pochi giorni dopo King si unì alla campagna dei sit-in del movimento studentesco di Atlanta. Fu accusato anche di aver violato un ristorante per soli bianchi, che allora si trovava presso il grande magazzino Rich’s Department.

Di Francesca Orelli

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