Una seconda vita per le batterie delle auto elettriche

Le auto elettriche sono sempre più diffuse e la percentuale del mercato totale è destinata nel prossimo futuro a crescere ulteriormente, anche sotto la spinta di leggi volute dai governi locali in favore dei veicoli a zero emissioni (la California, per esempio, preme molto in questo senso). Ormai tutte le maggiori case automobilistiche hanno a catalogo uno o più modelli di punta basati su questa tecnologia, in vari segmenti: la Renault già offre un range che parte dalla piccola Twizy fino ai veicoli commerciali passando per la nuova ZOE mentre la Nissan vanta il successo della LEAF. Non solo Tesla, quindi.
Le due ragioni dello scetticismo di alcuni riguardano la modalità di produzione dell’energia elettrica (perché il concetto di zero emissioni abbia senso è chiaro che l’energia stessa debba essere prodotta secondo modalità non inquinanti) e lo smaltimento delle batterie esauste; per porre rimedio a quest’ultimo inconveniente sono già in fase avanzata le tecniche per il riciclo degli accumulatori, recuperandone i preziosi componenti e riducendo al minimo il rischio per l’ambiente.
Tuttavia un metodo più pratico e conveniente consiste nel concedere una sorta di seconda vita alle batterie prima che sia realmente necessario dismetterle definitivamente.
Nonostante non siano più utili per l’uso primario per il quale erano state originariamente costruite, esse possono infatti trovare proficuo utilizzo per altri scopi. Ma è necessario innanzitutto valutare lo stato degli accumulatori, un processo meno semplice di quanto si potrebbe pensare.
Proprio Nissan investe in questo settore, ponendo ai ricercatori il traguardo di 1MWh stoccati in batterie recuperate a seconda vita. Obiettivo raggiunto dall’Energy Innovation Centre dell’Università di Warwick (Regno Unito), in una struttura sperimentale dedicata allo scopo, in collaborazione con Ametek, leader mondiale nel campo della strumentazione elettronica ed elettromeccanica. Grazie allo sviluppo di algoritmi specifici si è inoltre stati in grado di ridurre il tempo necessario alla valutazione di alcune componenti delle batterie da tre ore a soli tre minuti. Il procedimento potrà essere portato su scala industriale, consentendo il recupero di batterie ritenute non più sufficientemente performanti per alimentare un’automobile ma adatte ad altre funzioni quali l’accumulo di energia prodotta dai pannelli fotovoltaici nelle abitazioni dei privati oppure immessi nella rete elettrica per fungere da riserva in caso di necessità.
Nissan ritiene da qui al 2025 il numero di batterie provenienti dal settore automobilistico e destinate al riciclo sarà decuplicato, centinaia di migliaia di pezzi ogni anno solo in Europa. Appare quindi chiara l’importanza di queste ricerche, che apporteranno benefici sul piano ambientale ma anche commerciale, per produttori, distributori e consumatori.
Nel prossimo articolo vedremo come debbano essere interpretati i vari livelli di valutazione (“Grade”) che riguardano le batterie e il loro uso.

[Nella foto, le batterie della Nissan LEAF (Tennen-Gas: CC 3.0)]

Di Corrado Festa Bianchet

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