Letteratura

Il racconto di fantascienza finito nel mirino dell’FBI per una potenziale fuga di notizie dal Progetto Manhattan

Alieni, armi segrete e mondi sconosciuti sono i primi ingredienti che ci aspetteremmo da un racconto di fantascienza, qualcosa di cui, in altre parole, non abbiamo una conoscenza diretta o un’esperienza personale.

Difficilmente diremmo che un racconto che contiene fra i suoi elementi un’arma in grado di sterminare l’intera umanità sia di genere fantascientifico: purtroppo per noi non è frutto della fantasia la realizzazione di uno strumento di morte mondiale.

“Deadline di Cleve Cartmill”

E non era un azzardo o un’idea creativa nemmeno nel 1944, quando la famosa rivista di fantascienza “Astounding Science Fiction” pubblicò un racconto che, con molte analogie, anticipava il dramma della bomba nucleare.

È storia che, quando uscì il racconto intitolato “Deadline” di Cleve Cartmill, nel New Mexico molti scienziati stavano lavorando al Progetto Manhattan e questa coincidenza non passò inosservata agli agenti dell’FBI.

Il timore dell’agenzia federale, infatti, era quello che ci fosse stata una fuga di notizie riservatissime: per questo motivo sia Cleve Cartmill che John W. Campbell, l’editore di “Astounding Science Fiction”, divennero oggetto d’indagine degli agenti segreti.

Dopo le dovute verifiche e i necessari approfondimenti, l’FBI concluse che i dati e dettagli presenti nel racconto potevano essere stati ricavati dalle informazioni di pubblico dominio allora in circolazione e che, quindi, era da escludere una fuga di notizie riservate.

L’agenzia non mancò, comunque, di imporre al direttore di “Astounding Science Fiction” il divieto di pubblicare altri racconti incentrati sulla minaccia nucleare, fino alla fine del conflitto mondiale allora in corso.

Dalla tecnologia nucleare alla narrativa

A dire il vero, “Deadline” fu solo la punta dell’iceberg di una produzione narrativa che, per anni, aveva preso in prestito molto dalla tecnologia nucleare: molti altri racconti pubblicati sulla rivista di Campbell, infatti, parlavano di separazione degli isotopi o reazioni a catena.

Prima di voler dar adito alle teorie che vogliono vedere e ricamare su queste curiose coincidenze, è bene sottolineare che Campbell aveva una formazione tecnica molto solida: aveva, infatti, studiato al MIT (Massachussets Institute of Technology) e si era laureato in fisica alla Duke University.

Aveva, di conseguenza, un’ampia padronanza della materia, oltre che a conoscenze e contatti nell’ambiente; un quadro che giustifica la frequenza e la tecnicità di certi racconti sulla tecnologia nucleare pubblicati sulla sua rivista.

Tralasciamo, dunque, trame da spionaggio che vogliono gli scienziati del Progetto Manhattan passare sotto banco informazioni riservate e fermiamoci, basiti, a riflettere come una trama che aveva guadagnato spazio su una rivista di fantascienza sia diventata drammatica realtà.

Un episodio che, al di là della curiosità, ci impone di riflettere fin dove può arrivare non la fantasia di scrittori, ma la potenza della scienza tanto da poter esser annunciata come un racconto fantascientifico…

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