10 Ottobre 2024
aiace

La scoperta dei Bronzi di Riace rappresenta un punto importantissimo per l’archeologia e ancora oggi, nonostante siano passati 50 anni dal giorno in cui tornarono alla luce, sono ancora molti i dubbi che portano con sé.

Uno di questi riguarda l’identità dei due uomini; ricorrente è l’ipotesi che la statua “A”,  nota anche come il Giovane, dei Bronzi di Riace, potesse rappresentare il leggendario Aiace, guerriero protagonista dei poemi omerici.

Dunque, cerchiamo di capire insieme chi era Aiace e perché potrebbe essere uno dei due Bronzi; prima, tuttavia, riepiloghiamo velocemente chi sono le due statue che hanno segnato l’archeologia.

I Bronzi di Riace

Rinvenuti casualmente durante l’immersione di un sub romano in vacanza nell’estate del 1972 nei pressi di Riace, i Bronzi di Riace sono una coppia di statue bronzee di eccellente fattura risalente al V secolo a.C.

Rappresentano due uomini nudi, probabilmente erano armati con uno scudo e una lancia, prestanti e forti. Oggigiorno i ricercatori non sono ancora riusciti con certezza a individuare il luogo di origine e nemmeno la scuola che li ha realizzati.

Rimane avvolto nel mistero anche chi rappresentassero i due uomini. Gli studiosi hanno escluso che potessero rappresentare persone comuni e hanno orientato le loro ipotesi verso guerrieri o dei dell’antichità.

Aiace

Fra le tante ipotesi emerse, pare che la figura del “Giovane”, secondo alcuni, potesse rappresentare Agamennone, il famoso re di Micene, protagonista dell’Iliade e di alcuni episodi noti a tutti, come la lite con Achille per la schiava Briseide.

Secondo altri, il “Giovane” potrebbe essere Aiace, personaggio della mitologia greca meno conosciuto, e ritratto dal famoso cantore con toni piuttosto negativi. Infatti, Aiace, guerriero dello schieramento acheo, viene più volte descritto come arrogante e crudele.

Inoltre, commette molte nefandezze, fra le quali l’abuso di Cassandra, la famosa veggente troiana che aveva predetto la catastrofe che sarebbe accaduta se i suoi concittadini avessero fatto entrare nelle mura il cavallo di Troia.

Aiace compie il misfatto nei pressi dell’altare di Atena nella notte in cui Troia cade in mano agli Achei; l’oltraggio non rimane impunito. Pare anzi che sia stato la causa del tormentato viaggio di ritorno dei greci alle proprie patrie, narrato nell’Odissea

Infatti, la dea Atena, furibonda per l’accaduto, perseguita tutti i greci mentre navigano verso le loro terre e, in particolare, si adopera, riuscendoci, a far naufragare la nave di Aiace. Colpito dalla dea, Aiace riesce a mettersi in un primo momento in salvo.

Tuttavia, l’arroganza prevale in lui e crede che siano state le sue forze a farlo salvare. In realtà, invece, è stato l’intervento divino, e la mancata umiltà di Aiace scatena l’ira di Poseidone che punisce il guerriero, facendolo annegare.

Cantato da Omero, Aiace non è un personaggio particolarmente positivo, ma ciò non gli ha impedito di essere amato in Calabria: secondo gli antichi, infatti, Aiace era originario della Locride, la regione da cui erano partiti i colonizzatori della Calabria.

In quest’ottica, dunque, si spiegherebbe anche il motivo per cui una nave con a bordo una statua a lui ispirata viaggiasse al largo delle coste calabresi quando un terribile naufragio la travolse e fece entrare nella storia i Bronzi di Riace.

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