Era nascosto in bella vista, ma solo nelle scorse settimane è giunto l’annuncio della scoperta di un sito archeologico dalla grande importanza storica, con ogni probabilità legato a uno degli eventi più famosi del periodo della Repubblica di Roma: la rivolta degli schiavi guidata da Spartaco.
La struttura era stata notata lungo il Dossone della Melia, sul crinale che collega l’Aspromonte alle Serre calabresi, da un gruppo di volontari del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) di Reggio Calabria e del Gea (Gruppo Escursionisti d’Aspromonte) mentre eseguivano un sopralluogo in vista dell’evento denominato “Camminate nella Biodiversità”.
La struttura appare oggi come una striscia lunga 2,7 km
Lo strano affioramento dal terreno costituito da una lunga striscia di rocce coperte di muschio pareva infatti una struttura creata da mani umane piuttosto che di origini naturali. Ma la sua esistenza non era riportata da alcuna parte, da qui la segnalazione alle autorità competenti.
Segnalazione che ha attirato l’interesse del dottor Paolo Visonà della School of Art & Visual Studies (Lexington, Kentucky) che alla guida di un team internazionale ha esaminato quel terrapieno lungo 2,7 chilometri, giungendo alla conclusione si tratti del muro voluto da Marco Licinio Crasso nel tentativo di fermare Spartaco, Crixo ed Enomao, i capi della rivolta nota anche come Terza Guerra Servile (73-71 a.C.).
Le indagini, eseguite sia con metodi tradizionali che con l’ausilio delle moderne tecnologie (il team multidisciplinare spazia dagli antropologi ai geofisici) come il georadar e il LIDAR che tanto hanno contribuito allo sviluppo della scienza archeologica negli ultimi anni, dalle foreste centroamericane alla Scandinavia, hanno permesso inoltre di individuare in prossimità del muro reperti come lame ricurve, else, punte di giavellotti, datati per lo più al primo secolo avanti cristo e tipicamente associabili a delle battaglie.
Gli archeologici erano effettivamente convinti il Muro di Spartaco si trovasse nell’area dell’Aspromonte
Il tempo e il luogo fanno quindi pensare sia proprio qui che l’esercito di Crasso abbia fermato i rivoltosi di Spartaco diretti verso la Sicilia, costretti a un percorso nell’entroterra fra le boscaglie per evitare il lungo costa di sicuro più pratico ma saldamente sotto il controllo delle autorità della Repubblica.
La scoperta già di per sé di enorme importanza rappresenta per Visonà motivo di particolare entusiasmo poiché da tempo aveva fra i suoi obiettivi proprio l’individuazione del luogo dell’epica battaglia fra Crasso e Spartaco, tanto da aver già pubblicato lavori in proposito fin dagli anni Novanta, e proseguito le sue esplorazioni nella zona dell’Aspromonte: sapeva che quel muro doveva trovarsi lì, e ora grazie alla segnalazione del gruppo di ambientalisti potrà finalmente studiarlo ancora più approfonditamente dopo gli incoraggianti risultati di questa prima fase della ricerca.
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