La tessitura della ginestra

La lavorazione artigianale della ginestra a Bivongi

Giacomo Leopardi la decantava nella sua penultima lirica scritta nella primavera del 1836 lodandone la delicatezza e la forza in quanto metafora del poeta illuminato e ponendola in contrapposizione con la crudeltà della natura e la stoltezza degli esseri umani.

Si tratta, infatti, di una pianta molto resistente, che cresce anche in ambienti ostili, che predilige il clima caldo e asciutto, ma che è capace di sopportare anche temperature molto fredde, fino a circa -8°C.

Col suo colore giallo e il profumo inconfondibile, porta grande gioia in chiunque la contempli.

Ma forza e bellezza non sono le uniche caratteristiche della ginestra, che è anche utile nel campo delle fibre tessili. Dal suo arbusto, infatti, viene estratta una fibra che è molto simile a quella del lino e della canapa.

Soprattutto negli anni Quaranta, quando in Italia a causa della guerra non era possibile importare tessuti e materie prime dall’estero, se ne produceva in grande quantità da Nord a Sud, e in maniera particolare in Calabria, sul cui territorio erano dislocati quindici impianti di lavorazione e tessitura al telaio.

Tuttavia, sul finire del secondo conflitto mondiale, la pratica cadde in disuso e riprese solamente negli anni Duemila grazie a un’iniziativa di Vincenzo Gallo, che aveva l’obiettivo di dare nuovamente risalto alla vecchia tradizione e rimettere sul mercato la fibra estratta dalla ginestra con un impianto che ne produce un chilogrammo al giorno.

Anche da parte dell’Università della Calabria c’è la volontà di investire nel progetto con la partecipazione a bandi di ricerca e la realizzazione di nuovi prototipi per lavorare i filati.

A Bivongi, in provincia di Reggio Calabria, la lavorazione artigianale della ginestra è considerata un vero e proprio tesoro da proteggere, una tradizione da portare avanti attraverso corsi, laboratori e musei etnologici che si occupano proprio del lungo processo che parte dai fiori e arriva infine al tessuto.

Il primo step è raccogliere i rami di ginestra nelle campagne, separare le punte della pianta e formare dei mazzetti fissati tra loro con dello spago. Si procede poi con la bollitura per circa un’ora perché si ammorbidiscano. A questo punto è possibile spogliare i rami e ricavare la fibra interna. Una volta fatta essiccare, vengono disposte su delle assi di legno e pettinate fino a ottenere una massa simile a quella della lana. Infine si arriva alla tessitura tramite resistenti filati.

Un processo lungo e impegnativo, ma capace da una parte di tenere vive le antiche tradizioni e dall’altra di tentare di portare all’attenzione del mondo della moda una fibra naturale sostenibile che offre, così, un grande vantaggio ambientale.

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