“Un cavallo per la strega” (The Pale Horse in inglese) è uno dei romanzi meno conosciuti di Agatha Christie, considerata ancora oggi la regina del giallo della letteratura internazionale, ma che per certi versi ebbe un impatto maggiore rispetto agli altri.
Il romanzo infatti, questo dopo la sua pubblicazione, non solo salvò due vite, ma venne anche citato in un processo per omicidio.
La trama di Un cavallo per la strega è incentrata su una serie di morti apparentemente non correlate tra di loro e che, almeno all’inizio, vengono tutte attribuite ad una grande varietà di cause naturali.
“Un cavallo per la strega” tra sospetti, veleni e magie
Insomma, tutto normale per la polizia, almeno fino a quando Mark Easterbook, il protagonista di Un cavallo per la strega non si insospettisce quando una giovane donna, brillante e piena di vita, muore poche settimane dopo che lui l’ha incontrata in un caffè.
La storia di Agatha Christie prosegue poi in un vortice di assassini a contratto, streghe e magia nera, dando come risultato un fantastico esempio di trama brillante e della capacità, altrettanto straordinaria, dell’autrice di non far scoprire il killer fino alla fine.
Il romanzo, come d’altronde ci si aspetta sempre dalla Christie, è pieno di informazioni sui veleni e di indizi lasciati dagli assassini.
Anzi, è sufficientemente dettagliato che, in due occasioni, i lettori non solo sono stati in grado di riconoscere i sintomi di un avvelenamento, ma di salvare la vita anche alle persone che erano state avvelenate.
Sembra quindi che leggere Un cavallo per la strega di Agatha Christie può salvare la vita e permettere di salvarne anche altre.
Il romanzo però, durante la sua esistenza editoriale, è stato anche accusato di aver ispirato un omicidio.
“Un cavallo per la strega” ispirò davvero un serial killer? Il processo a Graham Young
Agatha Christie, per rendere più veritieri i suoi romanzi, non si faceva scrupoli ad usare casi di omicidio ed episodi di cronaca nera come fonti per le sue trame, ma nel caso di Un cavallo per la strega pare che sia successo il contrario.
Ci sono dei parallelismi inquietanti tra The Pale Horse e gli omicidi di Graham Young.
Tanto per cominciare, il romanzo uscì nel 1961, esattamente un anno prima che Young iniziasse ad assassinare le persone con il veleno, ma nel processo in cui si ritrovò dietro il banco degli imputati, avvenuto nel 1971, il serial killer negò sempre di averlo letto.
Tuttavia rimane comunque il dubbio che, vista l’accuratezza scientifica della Christie, Young potrebbe aver imparato qualcosa da Un cavallo per la strega.
Graham Young infatti, prima di iniziare ad uccidere, condusse studi approfonditi e dettagliati sui veleni e sugli effetti che quest’ultimi avevano sugli esseri viventi, dagli animali alle persone.
Non ti spoilerò troppo sulla trama di Un cavallo per la strega, perché altrimenti perderesti tutto il divertimento della lettura, quindi mi limiterò a parlarti di Graham Young, della sua carriera omicida e anche del sospetto che i romanzi della Christie possano averlo influenzato al punto tale da cominciare il suo percorso come avvelenatore e serial killer.
Graham Young: vita e retroscena di uno degli avvelenatori più prolifici del Regno Unito
Il fascino di Young per il macabro e la tossicologia iniziò quando lui era appena uno scolaretto.
Nonostante fosse uno studente molto brillante, eccelleva soltanto in chimica, che oltretutto era la sua materia preferita.
La sua vasta conoscenza convinse un farmacista locale, il quale credette che Young fosse molto più maturo di quello che appariva, a procurargli alcuni composti chimici insoliti e pericolosi.
Il farmacista credeva che, così facendo, non solo avrebbe aiutato Young a scuola, ma lo avrebbe anche incoraggiato a seguire la sua passione per la chimica.
Quello che però non sapeva è che Young lo stesso usando per uno scopo ben più subdolo e letale: avvelenare la sua famiglia.
Young iniziò ad aggiungere i composti alle bevande e ai cibi che si trovavano nella casa della sua famiglia per vederne gli effetti.
Versò l’atropina nel tè di sua sorella e aggiunse l’antimonio ai vasetti di marmellata che si trovavano negli armadi, poi rimase in attesa di vedere i risultati.
L’atropina, al contrario di quanto previsto, si rivelò un fallimento per Young: la sostanza infatti rese amarissimo il tè, quindi sua sorella, invece di berlo tutto, lo assaggiò appena, poi si recò al lavoro.
Mentre si trovava sul bus, la donna iniziò a provare una sensazione di vertigini e, quando arrivò nel suo ufficio, cominciò ad avere problemi di vista.
Le sue condizioni erano abbastanza gravi, quindi la donna venne portata subito in ospedale, dove i medici riconobbero subito i sintomi e la curarono con successo.
L’antimonio nella marmellata ebbe lo stesso effetto blando sulla sua famiglia: un sacco di vomito e crampi dolorosi alle gambe.
La maggior parte del veleno, secondo i suoi appunti, sarebbe stata rimossa dal vomito, mentre solo una piccola quantità era rimasta nel corpo delle ignare “cavie”, quindi l’esperimento andava ripetuto.
Tuttavia, deluso dal lento progresso che il veleno stava avendo sulla sua matrigna, un giorno Young decise di aggiungere una dose di tallio al suo tè.
Seduto davanti alla finestra della cucina, la vide contorcersi in agonia nel giardino che si trovava sul retro. La donna morì lo stesso giorno, ma il suo decesso fu attribuito a cause naturali.
Young, pur soddisfatto da questo primo successo, continuò a somministrare l’antimonio al padre, che spesso versava nella sua pinta di birra quando l’uomo non la guardava.
Alla fine il padre finì in ospedale, dove si riprese, ma iniziò a sospettare di suo figlio.
Incoraggiato dai suoi primi successi, Young avvelenò anche un amico di scuola, Chris Williams.
Il deteriorarsi della salute di Williams fece però suonare un campanello d’allarme a scuola e uno psichiatra venne condotto da Young per interrogarlo.
L’uomo, che si spacciò per un consulente di carriera, iniziò a fare domande al giovane e, fin da subito, si rese conto che Young era affascinato in particolar modo dalla tossicologia e dagli effetti che i veleni producevano sugli uomini e sugli animali.
Il psichiatra non aveva più dubbi: quella dichiarazione era la chiave di volta per scoprire la verità sulle abitudini di avvelenamento di Graham Young. Il ragazzo fu quindi mandato all’ospedale psichiatrico di Broadmoor.
Il periodo a Broadmoor, la nuova vita in fabbrica e il processo
La detenzione a Broadmoor non fermò la vena assassina di Young: mentre si trovava nell’ospedale psichiatrico, aggiunse un detergente usato per la pulizia dei gabinetti al tè e mise il sapone liquido nella zuccheriera delle infermiere, ma per fortuna nessuno li toccò.
Un altro paziente si uccise ingerendo cianuro – un veleno ad azione rapida, ma dagli effetti devastanti, perché causa acceccamento, mal di testa, disorientamento e convulsioni prima del collasso, del coma e della morte.
Young, guarda caso, aveva parlato con alcuni malati di come estrarre il cianuro dalle foglie di alloro, che crescevano abbondantemente nei terreni di Broadmoor.
Non venne mai accusato del suicidio del paziente, ma i cespugli di alloro vennero abbattuti comunque.
Dopo questi primi incidenti, Young si trasformò in un paziente modello e, passati altri nove anni, venne ritenuto abbastanza sicuro da poter tornare in società.
Poco dopo il suo rilascio ottenne un lavoro nel magazzino della Hadland, una società che produceva attrezzature fotografiche.
Un giorno si offrì volontario per fare il turno del tè, un lavoro che nessun altro voleva. Ciascuno degli operai aveva la propria tazza e, mentre spingeva il tè nei locali di lavoro, Young si accorse che c’era un punto in cui era completamente nascosto alla vista.
Quella fu l’occasione perfetta per cominciare ad avvelenare i suoi collaboratori.
Alcuni ricevettero antimonio, mentre altri tallio. Young variava le dosi a seconda dell’antipatia, o del livello di fastidio, che provava nei confronti del collega scelto, poi annotava le sue osservazioni in un diario.
Young in tal modo riuscì ad avvelenare otto persone, due delle quali morirono prima ancora che venisse catturato. Le otto persone, durante la loro vita, vennero visitate da 43 medici e, nessuno di loro, riscontrò i sintomi di un avvelenamento in corso.
I dottori ritenevano i sintomi assolutamente casuali, quindi non potevano essere attribuiti ad un’unica causa.
Le vittime di Young, incluse le sei rimaste in vita, soffrirono di dolori angoscianti, di allucinazioni, di cecità e di caduta di capelli. I loro sintomi vennero attribuiti a patologie diverse, come la broncopolmonite e un virus misterioso.
La verità venne scoperta per caso e solo perché Young non riusciva a fare a meno di esibire le sue conoscenze in materia di veleni.
Un giorno, durante una riunione in fabbrica organizzata per discutere della malattia che sembrava affliggere molti dipendenti, Graham Young parlò a lungo dell’avvelenamento causato dai metalli pesanti e dei suoi sintomi.
Una ricerca effettuata in seguito nella sua stanza rivelò una vasta collezione di veleni, di libri sulla tossicologia e il diario in cui aveva annotato i sintomi riscontrati nei suoi collaboratori.
Accusato e messo sotto processo, Young affermò che il diario conteneva solo degli appunti che stava usando per scrivere un romanzo. Non riuscì però a convincere la corte, che visti i suoi precedenti, non ci pensò due volte a condannarlo all’ergastolo per omicidio.
Graham Young e Un cavallo per la strega: le coincidenze sospette
Young evitò per molto tempo di essere sospettato, e anche processato, perché usava veleni i cui sintomi imitavano quelli di altre malattie ed erano così tanti che, nessuno di essi, riusciva a prevalere su un altro.
Guarda caso è lo stesso problema che affronta Easterbook in Un cavallo per la strega e, proprio avvenuto nella vita reale di Young, anche nella trama del romanzo la verità salta fuori in un modo causale e a causa dell’incapacità dell’assassino di mantenere un basso profilo.
Riuscirai ad individuare le “strane coincidenze” tra la vicenda di Graham Young e il romanzo Un cavallo per la strega? E, armato di così tanti indizi, riuscirai a scoprire il colpevole prima che lo scopra Easterbook?
Di Francesca Orelli
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