Biota di Cabrieres, ricostruzione artistica

Giacimento di fossili risalenti a mezzo miliardo di anni fa scoperto in Francia da paleontologi dilettanti

Siamo sulla Montagne Noire, nel dipartimento dell’Hérault nell’estremo sud della Francia; un’area che durante l’Ordoviciano inferiore (quasi mezzo miliardo di anni fa) si trovava da tutt’altra parte rispetto a oggi ovvero a latitudini polari nell’emisfero meridionale della Terra, compresa nel supercontinente Gondwana. All’epoca addirittura ci saremmo trovati sott’acqua e sono quindi di ambiente marino i fossili scoperti da Eric Monceret e Sylvie Monceret-Goujon, due paleontologi dilettanti.

Le analisi del nuovo biota, chiamato Biota di Cabrières dal nome dell’area del ritrovamento, rivelano la presenza di artropodi (un gruppo che comprende millepiedi e gamberetti) e cnidari (un gruppo che comprende meduse e coralli), oltre a un gran numero di alghe e spugne. L’elevata biodiversità del sito suggerisce che quest’area fungesse da rifugio per le specie emigrate a causa delle alte temperature prevalenti all’epoca più a nord.

Il giacimento è stato datato a 470 milioni di anni fa

Il dottor Farid Saleh, paleontologo dell’Università di Losanna, ha con il suo team esaminato quasi 400 fossili del sito, con i tessuti molli in condizioni eccezionali di conservazione: essi mostrano perlopiù tonalità marroni, rosse e arancioni e sono incorporati all’interno di una matrice silicoclastica composta di pietra argillosa e siltite che varia dal blu al verde al giallo.

“I siti del primo Paleozoico con conservazione dei tessuti molli forniscono una ricchezza di informazioni sull’evoluzione della vita passata e migliorano la nostra comprensione degli ecosistemi precedenti, ma sono distribuiti in modo ineguale nel tempo e nello spazio. Mentre sono stati descritti circa 100 assemblaggi con conservazione dei tessuti molli del Cambriano, se ne conoscono circa 30 del periodo Ordoviciano e solo pochi siti sono stati scoperti nelle rocce dell’Ordoviciano inferiore.”

“La distribuzione dei siti del Paleozoico inferiore è anche paleogeograficamente distorta, poiché circa il 97% dei biota scoperti rappresentano ecosistemi tropicali e temperati entro 65° nord e sud del paleoequatore. Questo modello è particolarmente vero per l’Ordoviciano, per il quale si conoscono pochissimi siti provenienti da ambienti polari”.

“Tra i siti dell’Ordoviciano più famosi, Soom Shale in Sud Africa, Big Hill e Winneshiek negli Stati Uniti sono indicativi di ecosistemi tropicali. Considerando la rarità dei siti dell’Ordoviciano e la loro distorta distribuzione paleogeografica, la scoperta di nuovi biota con conservazione dei tessuti molli al di là delle suddette zone e ambienti paleogeografici è cruciale per espandere la nostra comprensione di questo periodo di tempo e ottenere una migliore comprensione dei fattori che guidano l’aumento della diversità animale sulla Terra”.

Biota di Cabrières
Esemplari biomineralizzati del biota di Vabrières: (a) trilobiti del genere Ampyx; (b) gasteropodi associati a una struttura a tubo, probabilmente il conulariide Sphenothallus; (c) cnidari conularidi biomineralizzati; (d) brachiopodi articolati attaccati a una possibile spugna leptomitide; (e) insieme formato da brachiopodi articolati (al centro), carapaci appiattiti probabilmente di artropodi bivalvi (al centro a sinistra e a destra) e un cranio trilobite calymenino (a sinistra); (f) uno iolito con, probabilmente, organi interni. Barre di scala: 4 mm in (a) ed (e), 1 cm in (b) e (d), 5 mm in (c) e 2 mm in (f). (Credit immagine: Saleh et al.)

Al termine dell’Ordiviciano si verificò la prima delle cinque grandi estinzioni di massa nella storia della Terra

Il Biota di Cabrières è caratterizzato da una prevalenza di spugne e alghe ramificate che costituiscono il 26% di tutti i fossili identificati.
Comprende anche molluschi (14%), trilobiti (12%), brachiopodi (9%), ioliti (7%) e cnidari (6%).
Una caratteristica interessante del biota è la rarità degli echinodermi, che sono rappresentati da soli tre esemplari.
Il Biota include una varietà di carapaci di artropodi bivalvi che costituiscono il 16% dei fossili identificati.
Sono presenti anche alcuni organismi vermiformi (circa l’1% dei fossili identificati).

Eric Monceret e Sylvie Monceret-Goujon, i ricercatori dilettanti autori della scoperta, non nascondono il proprio entusiasmo: “Abbiamo esplorato e cercato fossili da quando avevamo vent’anni”, dice Monceret. “Quando ci siamo imbattuti in questo straordinario biota abbiamo capito l’importanza della scoperta e siamo passati dallo stupore all’eccitazione”, aggiunge Monceret-Goujon.

La pubblicazione di questo primo studio è solo l’inizio di un programma di ricerca a lungo termine che include la continuazione degli scavi nel sito e analisi sempre più approfondite dei fossili, grazie soprattutto a quelle metodologie innovative che hanno rivoluzionato la paleontologia negli ultimi vent’anni, con l’obiettivo di comprendere l’anatomia interna ed esterna degli antichi organismi e le relazioni filogenetiche e le abitudini di vita in quell’ambiente di così tanto tempo fa.

La ricerca The Cabrières Biota (France) provides insights into Ordovician polar ecosystems è stata pubblicata su Nature Ecology & Evolution (2024)

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