Le super Terre sono super abitabili?

Le più recenti teorie sull’abitabilità di un pianeta hanno condotto i ricercatori verso alcune caratteristiche di base fondamentali: esso dev’essere geologicamente attivo, trovarsi a una distanza dal proprio sole che permetta all’acqua di permanere allo stato liquido (la Zona Riccioli d’Oro, né troppo caldo né troppo freddo), preferibilmente con una temperatura media globale intorno ai 25 centigradi, un campo magnetico forte abbastanza da fungere da scudo contro le attività solari potenzialmente pericolose e la copertura di un’atmosfera sufficientemente densa. In base a questi principi una conclusione apparentemente sorprendente è che la nostra Madre Terra potrebbe non essere il luogo con le condizioni migliori per lo sviluppo e la prosperità della vita.

Le super Terre orbitano in gran parte (quasi la metà di quelle finora osservate) intorno a stelle denominate nane fredde, più piccole e molto più longeve rispetto al nostro Sole oltre che centinaia di volte più numerose. Gli astronomi ritengono possano quindi esistere solo nella nostra galassia decine di miliardi di super Terre, una fetta delle quali potrebbe presentare condizioni adatte a mantenere e far sviluppare forme di vita. Nello specifico, una super Terra ideale sotto questo punto di vista avrebbe dimensioni doppie di quelle della Terra, con una massa superiore di circa il 30%.

E mentre il Sole ha accresciuto la propria luminosità ed energia inviata sulla Terra nel corso della sua esistenza contribuendo a modificarne le condizioni climatiche, una nana fredda si mostrerebbe molto più stabile e per un periodo di tempo molto più lungo, dell’ordine delle decine di miliardi di anni (il nostro Sole ha cinque miliardi di anni e sopravvivrà per altrettanti), accrescendo le probabilità che la vita possa svilupparsi su almeno uno dei pianeti che ospita.

Le super Terre sono “le grandi assenti” nel nostro sistema solare

Tutto ciò riveste un grande interesse dal punto di vista della ricerca anche perché le super Terre rappresentano in realtà la tipologia più comune di esopianeta finora individuato, circa un terzo del totale (su oltre cinquemila). Inoltre, per le dimensioni e la massa, indicativamente da tre a cinque volte la Terra, esse sono decisamente più agevoli da scoprire rispetto a un corpo roccioso assai più piccolo. Balza in effetti all’occhio come proprio il nostro sistema solare sia una sorta di anomalia per l’assenza di pianeti di massa intermedia fra la Terra e i giganti ghiacciati come Urano e Nettuno (dieci volte più grandi).

Anche se il nuovo telescopio spaziale James Webb, frutto della collaborazione fra le agenzie spaziali statunitense, europea e canadese, non è specializzato nello studio dello esopianeti potrà comunque essere utilizzato per parte di questa ricerca ed è già previsto il puntamento dei suoi strumenti verso due di questi oggetti ritenuti particolarmente interessanti, grandi rispettivamente il 30 e il 70% più della Terra con quest’ultimo che potrebbe ospitare profondi oceani d’acqua.

Nel prossimo futuro tramite il Webb saranno analizzati ulteriori pianeti rocciosi giganti come quelli scoperti negli ultimi mesi, con alcuni che potrebbero a loro volta presentare la superficie occupata da vaste distese d’acqua. E sono al momento in costruzione diversi osservatori a terra più specializzati nella ricerca di biomarcatori, prove indirette dell’esistenza della vita, su questi lontani mondi e che potrebbero fornire i primi dati già entro la fine di questo decennio.

Paragone fra pianeti
L’esopianeta CoRoT-7 b (al centro) paragonato alla Terra e al gigante ghiacciato Nettuno: questi oggetti rocciosi di dimensioni intermedie sono comuni nella galassia ma stranamente assenti nel Sistema Solare (CC BY-SA 3.0)

La vita sulla Terra e l’influsso della Luna

Ma allora perché sulla Terra la vita ha proliferato fino alla nascita degli esseri umani, se non presenta le migliori condizioni affinché accadesse? L’ipotesi più diffusa è che ciò sia dovuto alla presenza di un satellite, la Luna, insolitamente grande in rapporto al pianeta cui è legato (non ha eguali in tutto il sistema solare, sotto questo punto di vista, se escludiamo Plutone con Caronte). Essa fungerebbe da stabilizzatrice, mantenendo la Terra leggermente inclinata rispetto al piano orbitale e favorendo in questo modo l’alternarsi delle stagioni, requisito fondamentale dal punto di vista climatico per la nostra sussistenza.

In effetti l’influenza della Luna è tanto marcata che si è ritenuto noi potessimo essere un’eccezione nell’universo perché le condizioni casuali (probabilmente lo scontro di striscio con un pianeta primordiale delle dimensioni di Marte chiamato Theia) alla base dell’esistenza del delicato sistema Terra-Luna sono così rare che il suo ripetersi altrove poteva venire visto come altamente improbabile. Tuttavia una super Terra potrebbe non avere affatto bisogno di una grande Luna, presentando per propria natura le condizioni adatte al prosperare della vita.

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