La Storia della Filosofia Occidentale – Capitolo VIII: Empedocle

Empedocle, vissuto nei primi anni del V secolo a.C., fu non solo filosofo, ma anche medico e taumaturgo. Su di lui, alla sua morte, iniziarono a girare voci ambivalenti: i suoi seguaci lo omaggiavano come un dio, mentre i suoi detrattori lo consideravano un truffatore.

Dopo Parmenide, fu l’unico filosofo ad esprimere le sue dottrine filosofiche sotto forma di versi.

In quel periodo, proprio il passaggio di Parmenide aveva segnato profondamente il pensiero della filosofia. La contrapposizione tra l’Eleatismo e la dottrina eraclitea troverà una risposta in quelli che vengono definiti. nella loro totalità, fisici pluralisti.

Interessandosi con rinnovata attenzione alla natura, filosofi come Anassagora ed Empedocle ricercano effettivamente una distinzione tra elementi eterni ed immutabili della natura e composti mutevoli.

Per spiegare nascita e morte, Empedocle ricorre quindi alla possibilità che hanno le “radici” (le quali saranno in seguito chiamate “elementi” da Platone) di unirsi e poi dividersi: l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria, le quali subiscono la spinta di due forze che sono agli antipodi.

L’Amore è ciò che unisce, che mescola, mentre l’Odio è ciò che divide, che separa. In questa ottica, le fasi di quello che viene definito ciclo cosmico vengono immaginate come un avvicendarsi di queste due forze divine.

Empedocle va oltre la mera concettualizzazione del ciclo, arrivando a descrivere nei dettagli il suo funzionamento. In una prima fase è l’Amore a dominare totalmente, e gli elementi sono tutti unificati in quello che viene definito Sfero; questo viene definito come una divinità beata nella sua solitudine, all’interno della quale non esistono mari, montagne o il sole.

La Contesa innesca il processo che determina l’inizio della separazione. Questa è una fase intermedia, nella quale la combinazione delle azioni dell’Amore e dell’Odio porta alla nascita del nostro mondo, della vita stessa.

Col passare del tempo, però, l’Odio prende il sopravvento, portando al disfacimento e all’annullamento di tutte le cose. Sussegue un’altra fase intermedia, caratterizzata dalla Contesa, fino al nuovo dominio dell’Amore.

Bisogna sottolineare come Empedocle non veda nell’Odio e nell’Amore due sinonimi di male e di bene, ma piuttosto due entità “uguali ed egualmente originarie e ciascuna ha il suo pregio ed il suo carattere e a vicenda predominano nel volgere del tempo”.

Dalla descrizione delle quattro radici e delle due forze che le accompagnano alla divisione e alla successiva unione, Empedocle arriva quindi a definire la conoscenza umana, basata sul principio per il quale il simile conosce il proprio simile.

Gli elementi presenti in natura sono gli stessi portati dall’uomo. Le sensazioni e l’intelletto per il filosofo sono la stessa cosa: la possibilità di riconoscere l’acqua o il fuoco dipende proprio dall’incontro di questi con i loro corrispettivi interni agli individui.

“Un tempo io fui già fanciullo e fanciulla, arbusto, uccello e muto pesce che salta fuori dal mare”

di Daniele Sasso

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