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Marinai Sergio Massimo Greci: tra mito e memoria al Salone del Libro di Torino

C’è qualcosa in questo romanzo che ti rimane addosso, come il sale sulla pelle.
E non è solo per il titolo, o per il mare che s’infila tra le pagine. È per quella voce, quella di Sergio Massimo Greci, che torna con Marinai – nuovo capitolo della Saga del Mare – e si fa ascoltare in mezzo a mille voci, anche al Salone Internazionale del Libro di Torino.


Marinai di Sergio Massimo Greci al Salone del Libro di Torino

Marinai di Sergio Massimo Greci, non è passato inosservato. Anzi. Tra le corsie affollate, le mani che sfogliano e i consigli sussurrati tra amici, è stato uno di quei libri che la gente si scambia come una promessa: “Leggilo, ti porta lontano”.
Una storia che mescola mito e memoria, realtà e sogno, fino a confonderli. Perché in fondo, che cos’è un buon romanzo, se non una mappa che ti invita a perderti?


Un libro che parla all’anima

La critica ha accolto Marinai con lo stesso entusiasmo dei lettori.
Il Pontino Nuovo (giugno 2025, pag. 23) ne ha parlato come di un’opera capace di emozionare con personaggi “naviganti della vita”, sospesi tra simbolo e carne.
La Voce (24 maggio 2025, pag. 9) ha sottolineato come questo romanzo “parli all’anima”, conducendo chi legge attraverso paesaggi interiori e rotte dimenticate.


Non solo fantastico: Marinai di Sergio Massimo Greci è anche un romanzo umano

Sì, c’è la narrativa fantastica. Ci sono atmosfere oniriche, c’è la leggenda. Ma Marinai è, prima di tutto, un racconto umano.
Dentro ci trovi pescatori razionali e marinai che inseguono i sogni, riti antichi e creature meccaniche, padri del silenzio e figli del mare.
È un inno a ciò che siamo quando nessuno ci guarda.
Una riflessione sull’identità, sul destino, su quella sottile libertà che ci fa cambiare rotta all’improvviso. E che forse salva.


Un progetto che profuma di coraggio

Balzano Editore è orgogliosa di accompagnare questo viaggio.
Perché Marinai è un libro che non si accontenta di raccontare una bella storia: cerca di farla restare.
E chi crede ancora nella forza della letteratura – quella vera, quella che si scrive con le mani sporche d’inchiostro e cuore pieno di vento – sa riconoscere un buon porto.

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