Cesena, 24-26 ottobre 2025
La prima edizione dell’Agorà Festival è stata molto più di una rassegna culturale: una piazza delle idee, un abbraccio collettivo alla bellezza della parola, all’incontro e alla riflessione su ciò che oggi più che mai ci riguarda.
Per tre giorni, Cesena ha respirato come un’unica grande comunità, tra voci, pensieri, applausi e profumo di piadina che si mescolava all’aria d’autunno.
L’autrice cesenate Nadia Capellini racconta con entusiasmo l’atmosfera che si viveva nelle vie del centro: «Era come se ogni angolo parlasse, ogni passo portasse con sé una storia. Anche la piadina, quella mangiata di corsa tra un incontro e l’altro, sembrava far parte del festival».
Chi la conosce sa che la sua passione per la cultura è contagiosa, la stessa che anima la città nei giorni dell’Agorà Festival di Cesena.
Fragilità, le sfide del presente
Il tema scelto per questa prima edizione – “Fragilità: le sfide del presente” – ha toccato corde profonde.
Fragilità come parola chiave del nostro tempo, come ricordano gli organizzatori: «È una caratteristica essenziale della contemporaneità, pervade quasi ogni ambito della nostra vita personale e collettiva».
L’Agorà Festival di Cesena. l’ha interpretata con intelligenza e calore umano, attraverso dialoghi e incontri che hanno rimesso al centro la cultura dell’ascolto e del pensiero critico.
I luoghi simbolo di Cesena
Il festival ha trovato casa nei luoghi più iconici della città: il Teatro Bonci, la Biblioteca Malatestiana e la Sala Sozzi del Palazzo del Ridotto, spazi che raccontano secoli di storia ma sanno ancora accogliere il presente.
La Malatestiana, patrimonio UNESCO, è diventata il cuore simbolico della rassegna: un tempio del sapere dove si sono incontrati studenti e professori, scrittori e curiosi, generazioni che si scoprivano più vicine di quanto immaginassero.
Proprio da qui nasce il passaggio naturale a una città che si muove, partecipa, vive la cultura come esperienza quotidiana.
Una città in movimento
Cesena ha risposto con entusiasmo travolgente: oltre 9 000 presenze nei tre giorni, con sale piene fino a tarda sera e piazze trasformate in luoghi di conversazione spontanea.
Non era solo assistere agli incontri, ma viverli insieme.
Nei chiostri, nei caffè, lungo le vie illuminate, si formavano gruppi di discussione improvvisati: chi commentava una frase di Barbero, chi rifletteva sulle parole di Gheno, chi semplicemente ascoltava.
Per un intero fine settimana la città ha respirato come un unico organismo che pensa e dialoga.
Gli incontri più seguiti
Molti momenti hanno lasciato un segno profondo.
La lectio inaugurale di Alessandro Barbero ha aperto il festival davanti a una folla di centinaia di persone, catturate dal suo consueto equilibrio tra rigore e ironia.
Stefano Allievi, nella Sala Lignea della Malatestiana, ha proposto una riflessione lucida sulle società plurali e sul significato dell’incontro con l’altro.
Marc Lazar e Alessandro Campi si sono confrontati in Destra e Sinistra. Le identità smarrite, dialogo serrato sulle metamorfosi del pensiero politico contemporaneo.
Poi Gino Cecchettin e Chiara Volpato, protagonisti di un incontro intenso e silenziosamente commovente su Violenza contro le donne. Il cambiamento possibile.
Tra i momenti più partecipati, la linguista Vera Gheno ha incantato il pubblico parlando del potere delle parole e dell’evoluzione del linguaggio inclusivo: la fila per assistere al suo intervento è stata così lunga da costringere gli organizzatori a spostare tutto al Teatro Bonci, divenuto in poche ore una platea gremita e partecipe.
E ancora Fabio Deotto con Perché non tutti credono al cambiamento climatico e il dialogo aperto su Vecchi e nuovi media, che ha intrecciato scienza, comunicazione e partecipazione.
La varietà dei temi – politica, società, ambiente, linguaggio – ha reso evidente il respiro dell’evento: una rassegna popolare nel senso più alto del termine, accessibile ma mai superficiale.

Cesena verso la Capitale Italiana della Cultura 2028
Il successo dell’Agorà Festival di Cesena. arriva in un momento cruciale per la città, candidata insieme a Forlì al titolo di Capitale Italiana della Cultura 2028 con il progetto I Sentieri della Bellezza.
Cesena ha dimostrato di possedere un tessuto culturale vivo, capace di unire tradizione e innovazione.
Rassegne come Agorà Off e La Bellezza delle Parole proseguono nel segno della partecipazione diffusa, trasformando la città in un laboratorio permanente di cittadinanza culturale.
Come ha osservato un volontario all’uscita della Malatestiana: «Non è solo un festival, è un modo di stare insieme. Una prova generale di ciò che Cesena può diventare».
Una sera a Cesena
Al calare della sera, Cesena cambiava volto.
Le luci calde dei caffè, le risate nei vicoli, il profumo della piadina che si mescolava alle parole ascoltate poche ore prima.
C’era chi discuteva ancora di linguaggio, chi scorreva le foto sul telefono, chi restava in silenzio a guardare la piazza.
In quelle ore, la città sembrava ricordare a tutti che la cultura non è un lusso, ma un gesto quotidiano di comunità.
Oltre la manifestazione
In un tempo segnato da isolamento e polarizzazione, l’Agorà Festival di Cesena. ha offerto una risposta concreta: riabitare lo spazio pubblico della parola e del pensiero.
La città ha accolto questa sfida con una partecipazione che è già promessa per il futuro.
Come ci ricorda l’autrice Nadia Capellini, a Cesena la cultura non si celebra, si vive. È come l’aria d’autunno: la senti ovunque, tra le pietre antiche della Malatestiana, le voci nelle piazze, i vicoli del centro, al Bonci, nei chiostri di San Francesco o lungo Corso Garibaldi. La città respira conoscenza ogni giorno, e durante l’Agorà Festival questo respiro diventa coralità, dialogo, partecipazione.
Un pensiero che riassume lo spirito di questa prima edizione, dove la cultura non è stata cornice ma sostanza, e ci ricorda che la fragilità, se condivisa, può diventare forza.
Le immagini dell’articolo provengono dagli archivi fotografici del Comune di Cesena e del Corriere di Romagna.



