Il nuovo lavoro di Francesco Guadagnuolo trasforma l’Angelus del 22 giugno in un’icona di tregua e responsabilità globale
Roma, 26 giugno 2025 – Si intitola “Orlo di guerra mondiale o tregua lampo?” la nuova creazione firmata dall’artista Francesco Guadagnuolo, che rovescia la solennità del ritratto papale in un’opera-reportage immersa nel tempo reale del conflitto globale. Al centro, Papa Leone XIV, ritratto durante l’Angelus di domenica 22 giugno 2025, poche ore dopo la minaccia di un conflitto atomico tra Iran e Israele. Proprio in quel momento, il Pontefice lanciava un appello potente per la pace, oggi riletto alla luce di una svolta diplomatica inattesa. Di seguito pubblichiamo il testo integrale del comunicato.
COMUNICATO STAMPA (testo integrale ricevuto)
“Orlo di guerra mondiale o tregua lampo?
Papa Leone XIV tra missili e speranza”
Francesco Guadagnuolo, nella sua ultima creazione, rovescia la solennità del ritratto papale in un reportage distopico del nostro tempo di guerra. Papa Leone XIV all’Angelus (di Domenica 22 giugno 2025) appare al centro dell’opera, avvolto in una veste bianca-dorata ma con lo sguardo intenso, un pontefice insieme autorevole e sensibile. Solo poche ore prima, il mondo tremava davanti a un’escalation militare, con l’ipotesi inquietante di un conflitto atomico tra Iran e Israele. Il Pontefice nella sua preghiera ha detto: «Oggi più che mai, l’umanità grida e invoca la pace. È un grido che chiede responsabilità e ragione, e non dev’essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto. Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile. Non esistono conflitti “lontani” quando la dignità umana è in gioco. La guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi. Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato. Che la diplomazia faccia tacere le armi! Che le Nazioni traccino il loro futuro con opere di pace, non con la violenza e conflitti sanguinosi!».
Solo pochi giorni fa, la paura di un conflitto atomico tra Israele e Iran dominava l’agenda globale. Poi, in una svolta inattesa, il Presidente statunitense Donald Trump, alle ore 6 di mattina italiane, di martedì 24 giugno 2025, ha annunciato: «La guerra è finita, non si spareranno mai più».
L’Iran dovrebbe interrompere gli attacchi, prima che Israele facesse lo stesso dopo dodici ore. Quindi, «alla ventiquattresima ora, di cessate il fuoco reciproco, dovrebbe scattare ufficialmente la tregua» ha concluso Trump.
Questa dichiarazione epocale migliora il senso dell’opera di Guadagnuolo, in cui la cronaca infuocata del Medio Oriente s’incrocia con un orizzonte di possibile Pace. Il Pontefice, ritratto, non è più solo voce di monito contro l’inumano fragore delle armi: diventa simbolo di una tregua imposta dall’alto, fragilissima ma carica di speranza. Il suo sguardo sembra raccogliere le preghiere di un’umanità stremata, pronta a rimettere in discussione il proprio destino.
A sinistra, il missile squarciava l’azzurro ideale del cielo; oggi quell’azzurro è spezzato da un conto alla rovescia verso la tregua. L’ombra del B-2, silente, assume ora il ruolo di sentinella sospesa tra deterrenza e desiderio di Pace. A destra, le rovine mediorientali appaiono meno remote: il Pontefice invita a non dimenticarle, perché il cessate il fuoco resta un accordo sottile, condizionato ad altri fronti e a nuovi negoziati.
Nel cuore dell’opera, lo schermo TV alle spalle del Pontefice — una volta richiamo alla propaganda bellica — conclude con l’annuncio di Trump: «Dio benedica Israele, Dio benedica l’Iran, Dio benedica il mondo» riecheggia come un terzo occhio che sancisce il passaggio dalla minaccia alla speranza concreta. Sul piano cromatico, Guadagnuolo sostituisce ai neri fumanti dei teatri di battaglia, timidi segni di oro e azzurro, piccoli squarci di luce sulla tela imbevuta di olio nero.
«Ho preso la notizia in maniera cauta, ma ben disposto ad accogliere questo inatteso momento di tregua», spiega l’artista. «La pittura, il collage e il video si fondono ora in un’esperienza di sospensione: lo spettatore tiene in mano un tassello d’oro — elemento nuovo — da apporre sul grande mosaico, simbolo dell’impegno a tradurre una parola diplomatica in pace reale».
In un’epoca in cui le dichiarazioni di un solo leader possono deviare il corso della storia, l’opera di Guadagnuolo ci ricorda che la speranza non è automatica: va costruita, condivisa e difesa. Se la guerra può essere finita con un tweet, la Pace richiede moltissimo di più.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato da comunicatistampa.net.