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Una gita nell’antico borgo di Zuccarello, in Liguria

Ho trascorso una parte delle mie vacanze estive a Crotone, in Calabria (scoprendo il sito archeologico dell’importante città vescovile di Akerenthia, ovviamente chiuso) e in parte in Liguria. Qui, talvolta abbandonando le affollatissime spiagge, sono andata alla ricerca di alcuni tra i numerosi, antichi borghi che caratterizzano l’entroterra e che hanno contribuito alla storia della Regione ligure.  Lasciando la piana di Albenga e risalendo la valle del fiume Neva, entrando in territorio piemontese, verso Garessio (località sciistica), ho incontrato il piccolissimo comune di Zuccarello, abitato da circa 270 persone. E’ un borgo fortificato molto ben conservato, ordinato e lindo che mi ha regalato un tuffo nel Medioevo. Zuccarello, che con il suo possente castello, arroccato su un cocuzzolo e le costruzioni sottostanti ha rappresentato uno dei più solidi presidi posti a guardia della importante strada commerciale nota come Via del Sale.

Le notizie più antiche del castello risalgono al 1233 con l’atto di fondazione del marchesato di Clavesana, stipulato dal notaio Martino di Bossoleto presso il castello di Zuccarello. Il borgo fortificato viene fatto costruire dagli stessi Marchesi di Clavesana nell’arco di un solo anno, tra il Natale 1248 e il Natale 1249, i quali ordinano alla popolazione sparsa della valle di radunarsi sotto la collina dominata dal castello e di rifugiarsi -per difendersi dalle mire espansionistiche della Repubblica di Genova- nel nuovo borgo cinto da robuste mura, con tanto di porte urbiche (ancora ben conservate e affiancate da torri tardo quattrocentesche merlate e decorate con archetti pensili) e da numerosissime abitazioni, create per ospitare sino a 1000 abitanti!

Ancora oggi l’impianto urbanistico del centro storico si presenta nella sua originalità, con un’unica via centrale, lastricata, dai cui lati si dipartono stretti carruggi (sono vie molto strette, delimitate dalle mura della case) e che si affacciano i portici, in gran parte con volte a crociera e arcate sostenute da pilastri e colonne di diverse dimensioni e differenti materiali: ad esempio la colonna della fustigazione è in ardesia. A metà sec. XII i “portici” erano costituiti da semplici tettoie in legno, poi sostituite con materiale lapideo e laterizio per sostenere il peso delle abitazioni soprastanti. Zuccarello aveva una importante funzione commerciale e sotto suoi portici questa attività era molto vivace: ne sono ancora testimonianza alcune porte che hanno la struttura delle antiche botteghe, con l’ingresso affiancato da un’apertura che fungeva da ripiano per l’esposizione della merce, a guisa di “vetrina”. Dalla via centrale si stacca un carruggio che conduce ad un pittoresco scorcio panoramico del ponte sul torrente Neva: il ponte risale al periodo tardo medievale, è in pietra, a schiena d’asino. Poco più avanti vi è la chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo, citata per la prima volta in un documento del 1338 come Rettoria con un cappellano, che interrompe quasi a metà la lunga fila di portici.

La facciata, come un vero palinsesto stratificato, permette di leggere le varie fasi costruttive dell’edificio sacro. Essa si presenta a salienti, decorata da semplici fasce bicrome e racchiude uno svettante campanile romanico realizzato sul probabile preesistente torrione di un avamposto romano; il basamento è in grossi blocchi in pietra squadrati ascrivibili ai sec. XII e XIII; uno sfondato conserva tracce di un affresco quattrocentesco; quindi i vari ordini che si susseguono sono scanditi da monofore, bifore e trifore in tufo. L’attuale cella campanaria ha sostituito quella originaria a cuspide e risale al rifacimento seicentesco della chiesa. La sala liturgica presenta partiti decorativi di gusto barocco e pregevoli lacerti di affreschi di fine del sec. XV: uno di essi rappresenta San Cristoforo, patrono dei viandanti. Di buona fattura è il gruppo ligneo raffigurante il martirio di San Bartolomeo apostolo, firmato “Paolo Olivari fatto 1843”.

Del possente castello non restano che una torre e pochi altri ruderi; il fortilizio nel tempo ha subito diverse trasformazioni: da struttura medievale, a residenza rinascimentale, a struttura militare sino al sec. XVIII quando è coinvolto nella battaglia di Loano tra i francesi e gli austro-piemontesi. Da allora è stato abbandonato e la torre rimanente è stata “salvata” dall’architetto, cultore dell’architettura medievale, Alfredo D’Andrade (l’autore della ricostruzione del castello medievale al Borgo del Valentino a Torino) che è intervenuto con opere di sostenimento.

La mia interessante gita si conclude con un buon bicchiere di vino Pigato, consumato nell’unico bar, all’ombra, ovviamente, dei secolari portici.

Giannamaria Nanà Villata

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