I libri da censurare e il fuoco: dai roghi a Margaret Atwood passando per Ray Bradbury
Indici e timbri d’approvazione rievocano tempi lontani, tempi in cui un’autorità decideva cosa si poteva leggere e cosa no. Anche se non ci sono più tribunali dell’inquisizione, abbiamo più volte visto come la censura sia ancora presente, con forme differenti, nella nostra società.
Spesso i libri vengono messi al bando all’interno di realtà locali o in specifici istituti scolastici, alcune volte è l’eco dei social a rendere nota la questione e a far scattare la reazione opposta, quella di far vendere e leggere maggiormente i libri.
Difficilmente, fortunatamente, oggi i libri non graditi vengono bruciati in piazza, cosa che, in passato, invece era una consuetudine molto radicata per eliminare fisicamente e rapidamente titoli che non incontravano il favore del potere.
Ci vengono sicuramente in mente i tristemente noti roghi di libri che il regime nazista perpetuò negli anni della sua dittatura per far tacere le idee e le opinioni di autori che cozzavano con il pensiero allora dominante.
Fahrenheit 451
Il legame fra libri da censurare e fuoco è, come dicevo, molto stretto e ha ispirato autori e scrittori nel tempo. Il più celebre è sicuramente Ray Bradbury, lo scrittore statunitense che ha scritto “Fahrenheit 451”.
Il “fireman” Guy Montag, impegnato nella provocazione degli incendi di libri da censura, anziché allo spegnimento dei fuochi, è l’emblema di un mondo che va alla rovescia, dove il lavoro da svolgere per un pompiere è provocare il fuoco piuttosto che spegnerlo.
Guy Montag vivrà una parabola di redenzione, ma il messaggio di Ray Bradbury è chiaramente una denuncia contro ogni totalitarismo e dittatura che vuole, a ogni costo e con ogni mezzo, cancellare la memoria.
La versione ignifuga de “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood
Se il fuoco distrugge la cultura, possiamo immaginare libri che siano in grado di resistere a questa minaccia? Probabilmente è questa la domanda che Margaret Atwood si è posta qualche mese fa quando ha messo in circolazione un video che ha fatto parlare molto.
Nel video, della durata di circa un minuto, la scrittrice cerca di incendiare con una manichetta di fuoco una copia del suo controverso “Il racconto dell’ancella”. L’esperimento fallisce perché il volume è realizzato in materiale ignifugo.
“Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, edito nel 1985, è ambientato in una società immaginaria in cui le donne sono sottomesse e utilizzate ai soli scopi riproduttivi e, per questo, è stato da decenni oggetto di censura e veti.
L’operazione, pensata dalla scrittrice e dalla casa editrice Penguin Random House, oltre a essere di effetto, è stata foriera di domande e riflessioni ad ampio raggio, fra queste spicca la capacità della letteratura di saper resistere a ogni tentativo di essere messa a tacere.
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