Letteratura

Hans Ruesch, il pilota che scriveva romanzi

Uno svizzero che vive a Napoli, di professione pilota di automobili da corsa e figlio di un medico. Se non sono sufficientemente trasversali queste informazioni, aggiungete anche che il protagonista del nostro articolo di oggi, Hans Ruesch, scriveva libri di avventure.

Sembra quasi un personaggio di invenzione e, invece, Hans Ruesch è stato tutte queste cose, impegnandosi anche attivamente nella lotta alla sperimentazione animale e divenendo esponente del movimento antivivisezionista italiano.

Dalle quattro ruote alla penna

Nato nel 1913, a Napoli, Hans Ruesch dimostrò sin da giovane una passione per le automobili, passione che riuscì a trasformare in professione. Negli anni Trenta, quelli di Fangio e Nuvolari, disputava gare a bordo di Alfa Romeo, Maserati, e Scuderia Ferrari.

Dopo quasi trenta vittorie, la carriera terminò nel 1937 in seguito a un incidente: nel corso di un raduno per vecchie glorie, perse il controllo dell’auto ed uscì di strada. Il bilancio fu drammatico: diverse persone ferite e un poliziotto ucciso.

Non è un caso che il primo libro di Ruesch, uscito nel 1938, ebbe proprio nelle auto il soggetto principale; dal romanzo The Racers è stato tratto il film Destino sull’asfalto del 1955 con Kirk Douglas come protagonista e lo stesso Ruesch impegnato sulla sceneggiatura.

Negli anni Cinquanta Ruesch si dedicò con intensità alla scrittura: il suo best seller più famoso è Paese dalle ombre lunghe, uscito negli Stati Uniti con il titolo Top of the World. Seguono diversi altri titoli, come Partita di Caccia, Com’esser poveri, e Ritorno alle ombre lunghe.

I libri furono pubblicati in inglese e fu lo stesso Ruesch a occuparsi della traduzione in italiano, sotto lo pseudonimo Nash Hercus, anagramma del suo nome. Fra le sue opere, anche un romanzo in napoletano, I mamma e papà.

Completa la sua esperienza nel campo letterario anche l’attività come editore: sempre negli anni Cinquanta si occupò della casa editrice paterna “Casa Editrice Richter”, a dimostrazione della trasversalità di Ruesch.

Libri di avventure: il romanzo sugli inuit

Fra le tante cose che fece Ruesch, merita particolare attenzione il suo romanzo Paese dalle ombre lunghe, sia per il successo che riscontrò che per l’assenza di qualsiasi contatto diretto di Ruesch con gli inuit.

Nonostante si avvalse di informazioni apprese dai rapporti degli esploratori e sul film Eskimo del 1933 diretto da W. S. Van Dyke, il romanzo ha numerose e minuziose descrizioni della vita di una famiglia di cacciatori inuit del Novecento, nel corso di un paio di generazioni. 

Fra i temi affrontati, spiccano le descrizioni della società con usi e abitudini lontanissimi dalle nostre, ma anche l’impatto che l’uomo bianco ha avuto nell’invadere con la propria mentalità e modo di pensare una civiltà che aveva trovato, nonostante le difficilissime condizioni di vita, un suo punto di equilibrio.

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