Nuove prove sull’utilizzo dell’LSD per il trattamento di disturbi mentali

L’utilizzo di alcune sostanze (considerate per lungo tempo esclusivamente come droghe pesanti) nella pratica clinica non è certo una novità. Un nuovo studio, però, sottolinea come in particolare l’LSD sia in grado di favorire le interazioni sociali.

Il miglioramento deriverebbe dall’attivazione dei recettori della serotonina 5-HTPA e dei recettori AMPA nella corteccia prefrontale, così come dall’attivazione della proteina mTORC1.

Il rapporto tra LSD e serotonina

La scoperta dei ricercatori della McGill University starebbe proprio nei meccanismi in grado di contribuire alla capacità, da parte della dietilamide dell’acido lisergico (LSD) di aumentare l’interazione sociale.

Già diversi studi, negli anni, avevano testato questo effetto dal punto di vista comportamentale. Inoltre, è risaputo che l’azione dell’LSD coinvolge i recettori serotoninergici, i quali a loro volta sono tra i più influenti sui processi mentali e sull’azione degli altri neurotrasmettitori.

Proprio questa varietà, nelle proprietà della serotonina, ha sempre però causato una certa confusione sulla capacità di comprenderne il  preciso funzionamento. Ciò che è certo, è che non sono pochi oggi i professionisti che utilizzano un microdosaggio di LSD per favorire la creatività e l’empatia nel proprio ambiente di lavoro e non solo.

Lo studio della McGill University

Per condurre il loro studio, i ricercatori hanno somministrato una bassa dose di LSD a dei topi per un periodo di sette giorni, osservando un progressivo aumento della loro socievolezza.

Questa maggiore socialità si verificherebbe dal momento in cui l’LSD attiva i recettori della serotonina 5-HT2A e i recettori AMPA del glutammato nella corteccia prefrontale.

Inoltre, gli stessi due neurotrasmettitori attivano anche una proteina cellulare chiamata mTORC 1. I tre fattori, presi insieme, promuovono l’interazione sociale nei topi, che è l’equivalente dell’empatia e del comportamento sociale negli esseri umani.

Utilizzando la tecnica all’avanguardia dell’optogenetica, grazie alla quale dei geni per proteine fotosensibili vengono introdotti in specifici tipi di cellule cerebrali al fine di monitorare e controllare la loro attività mediante segnali luminosi, i ricercatori hanno osservato che quando la trasmissione eccitatoria nella corteccia prefrontale veniva disattivata, l’effetto prosociale dell’LSD si annullava, evidenziando l’importanza di questa regione del cervello sulla modulazione degli effetti comportamentali dell’LSD.

Le possibili applicazioni

I ricercatori osservano che il risultato principale del loro studio è la capacità di descrivere, almeno nei roditori, un meccanismo che si traduce in un aumento dei sentimenti di empatia, inclusa una maggiore connessione con il mondo e il senso di appartenenza.

I risultati quindi suggeriscono come, attraverso un microdosaggio di LSD sotto il controllo di un professionista, diversi problemi sociali causati da disturbi come quelli dello spettro autistico possano essere controllati con maggiore facilità.

La scoperta potrebbe, inoltre, favorire la strada verso nuove applicazioni terapeutiche nel trattamento di alcuni disturbi legati all’ansia, ma anche di alcune dipendenze come quella derivata dall’abuso di alcol.

Fonti:

Lysergic acid diethylamide (LSD) promotes social behavior through mTORC1 in the excitatory neurotransmission” by D. De Gregorio, N. Sonenberg, G. Gobbi, et al,. PNAS

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