Il Faro di Alessandria – Le 7 meraviglie antiche

La lista che elenca le 7 meraviglie antiche (distinte dalle 7 meraviglie moderne) risale al III secolo a.C.. L’ultima di cui parleremo, ma non la meno importante, è il Faro di Alessandria, che come quasi tutte le altre meraviglie non è arrivato intatto ai giorni nostri.

Le Sette Meraviglie del Mondo:

•             La Grande Piramide di Giza

•             I Giardini pensili di Babilonia

•             Il Tempio di Artemide ad Efeso

•             La Statua di Zeus ad Olimpia

•             Il Mausoleo di Alicarnasso

•             Il Colosso di Rodi

•             Il Faro di Alessandria

IL Faro di Alessandria: motivazioni e meccanismi

Di fronte al porto di Alessandria, sull’isola di Pharos dal 300 fino al 280 a.C, venne costruita una struttura che sarebbe rimasta celebre nei secoli.

Il progetto, avviato dal mercante Sostrato di Cnido, aveva l’obiettivo di segnalare la posizione del porto alle navi che arrivavano sul luogo, limitando il rischio dovuto ai pericolosi banchi di sabbia presenti nell’area.

Il sistema attraverso il quale guidare i marinai prevedeva una serie di particolari specchi lucidi fatti di bronzo, i quali di giorno riflettevano la luce del sole, e la sera quella di fuochi appositamente accesi.

Alto circa 134 metri, il faro permetteva ai naviganti di vederlo fino a quasi 50 km di distanza. Pare che in cima alla torre fosse stata posta una statua di Poseidone oppure di Zeus, in ogni caso poi sostituita con quella del dio Elio.

La sua altezza, oltre all’utilità intrinseca che permetteva di riflettere la luce lontanissimo, lo ha anche reso quello che può essere considerato il primo grattacielo mai esistito.

Cosa rimane del Faro di Alessandria

La volontà, durante il periodo ellenistico, di tenere segrete le tecnologie più avanzate, ha fatto si che non rimanessero descrizioni particolarmente accurate. Nonostante ciò, pare che l’edificio fosse stato costruito con un basamento quadrangolare (dove erano presenti gli addetti alla manutenzione), sul quale si ergeva una costruzione cilindrica.

Dopo circa sedici secoli di servizio, due terremoti nel 1303 e nel 1323 finirono per danneggiare irrimediabilmente la struttura. Il viaggiatore marocchino Ibn Battuta, giunto per osservarla nel 1326 e in seguito nel 1349, la descrisse la prima volta con un lato distrutto, e la seconda come totalmente inagibile.

Oggi, però, l’eredità del Faro di Alessandria è più radicata che mai. Già nell’antichità furono costruite diverse strutture molto simili per imitarne l’impiego, ma la prova inconfutabile della sua eternità arriva dalla lingua: il termine faro che utilizziamo per identificare proprio questo genere di strutture, infatti, deriva proprio dall’isola di Pharos.

Ancora oggi, nei fondali del porto di Alessandria, rimangono alcuni relitti di una struttura ingegnosa che ha cambiato la storia dell’uomo e della sicurezza in mare.

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