Antica acciuga catturata da una balena

L’acciuga dai denti a sciabola

Dopo la scomparsa dei dinosauri, un feroce predatore lungo un metro e armato di acuminati denti a sciabola popolava i mari di tutto il globo: l’acciuga.

Vecchi e nuovi predatori nelle acque dell’Eocene

66 milioni di anni fa, al termine del Cretaceo, l’ormai famoso impatto di un gigantesco asteroide nell’attuale Golfo del Messico diede inizio agli eventi che spazzarono via oltre l’80% delle forme di vita che prosperavano in quell’epoca; i dinosauri, naturalmente, e tante specie marine.

Il venire a mancare di gran parte dei predatori negli oceani lasciò spazio e opportunità di sviluppo ed evoluzione ad altri rami delle specie ittiche come i barracuda e i tonni, che andarono così ad affiancarsi alle varietà uscite più o meno indenni dalla crisi (gli squali per esempio comparvero prima dei dinosauri e sono tutt’ora in cima alla catena alimentare).

Una tecnologia evoluzione della TAC permette di ottenere immagini molto dettagliate

Il dottor Alessio Capobianco dell’Università del Michigan e la sua squadra hanno potuto analizzare tramite microtomografia computerizzata (micro-CT), una tecnica in grado di fornire immagini ad alta risoluzione dell’interno di un tessuto (in modo non invasivo e senza danneggiarlo), due fossili risalenti a 55 milioni di anni fa, uno ritrovato in Belgio (Clupeopsis straeleni) e l’altro in Pakistan (Monosmilus chureloides).

I due pesci, uno lungo mezzo metro, l’altro il doppio, presentano molte similitudini con le acciughe odierne ma, oltre alle dimensioni, differiscono anche per la presenza di denti tipicamente ritrovabili nei predatori carnivori, laddove la minuscola dentatura dei loro discendenti che abitano i mari di oggi è adatta a una dieta a base di plankton.

Le arcate dentarie delle antiche acciughe presentavano invece veri e propri stiletti in grado di trafiggere le prede, oppure di catturarle bloccandole in una stretta morsa. Forse era proprio quest’ultima la funzione specifica del grosso, singolo dente che scendeva dalla parte superiore del cranio di entrambi gli esemplari, sorta di vampiri monocanino nell’aspetto.

Capire i motivi dell’estinzione

I ricercatori sono sorpresi dal fatto che questa specie non sia, per qualche ragione, sopravvissuta fino ai giorni nostri. Lo stesso dottor Capobianco, con un pizzico di umorismo, si dichiara curioso di sapere che sapore avrebbero: essendo la loro dieta diversa, altri pesci piuttosto che plankton, sicuramente sarebbe differente da quello tipico dell’acciuga odierna.

L’articolo a firma di Alessio Capobianco e colleghi è apparso il 13 maggio 2020 sulla rivista open access Royal Society Open Science.

Di Corrado Festa Bianchet

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