La teoria dei Big Five: lo studio delle differenze individuali nei tratti di personalità

La teoria dei Big Five viene considerata dalla maggior parte degli studiosi il riferimento principale nello studio delle differenze individuali. Questa particolare tassonomia dei tratti di personalità, proposta da Robert McCrae e Paul Costa, si basa principalmente sull’approccio fattoriale di Hans Eysenk e sul test di Cattel per individuare i 16 principali fattori alla base della personalità umana.

Attraverso questo modello teorico è possibile concettualizzare cinque macrofattori che di fatto sono in grado di sintetizzare gli aspetti maggiormente rilevanti per definire come i comportamenti e gli atteggiamenti degli esseri umani variano in base alle differenze individuali.

La versione italiana del questionario utilizzato per la valutazione è stata curata da Caprara, Barbaranelli e Borgogni, e prevede una scala Likert attraverso la quale è possibile dichiarare quanto ci si senta rappresentati da determinate affermazioni. Lo strumento è di facile somministrazione e interpretazione, tanto da venire utilizzato spesso nella scelta del personale in contesti organizzativi.

Le cinque categorie sono le seguenti:

Estroversione: il polo positivo di questo fattore è rappresentato dall’emozionalità positiva e dalla socialità, laddove quello negativo è rappresentato dall’introversione, ossia dalla tendenza ad «esser presi» più dal proprio mondo interno che da quello esterno.

Amicalità: questo fattore ha il suo polo positivo nella cortesia, nell’altruismo e nella cooperatività; il polo negativo è caratterizzato dall’ostilità, dall’insensibilità e dalla indifferenza nei confronti degli altri;

Coscienziosità: contiene nel suo polo positivo gli aggettivi che fanno riferimento alla scrupolosità, alla perseveranza, alla affidabilità ed alla autodisciplina e, nel suo polo negativo, gli aggettivi opposti; tra i big five è quello che viene considerato più importante in ambito lavorativo.

Nevroticismo: Il polo positivo di questo fattore è rappresentato da vulnerabilità, insicurezza ed instabilità emotiva. Il polo opposto è rappresentato dalla stabilità emotiva, dalla dominanza e dalla sicurezza.

Apertura all’Esperienza: il polo positivo di questo fattore è rappresentato da creatività, anticonformismo ed originalità. Il polo opposto è, invece, identificato dalla chiusura alle nuove esperienze, così come dalla tendenza al conformismo e dalla mancanza di creatività ed originalità.

In particolare, nella versione italiana ognuna delle dimensioni viene scomposta in due sottodimensioni:

Estroversione: dinamismo, dominanza

Amicalità: cooperatività/empatia, cordialità/ atteggiamento amichevole

Coscienziosita’: scrupolosità, perseveranza

Stabilita’ emotiva: controllo delle emozioni, controllo degli impulsi

Apertura mentale: apertura alla cultura, apertura all’esperienza

Nonostante quello dei Big Five sia un apporto ampiamente riconosciuto nello studio delle differenze individuali, non mancano delle critiche a questo approccio. Quella principale sarebbe inerente al fatto che non tutti i popoli possono essere studiati attraverso le 5 categorie, soprattutto per quel che riguarda i paesi orientali.

Inoltre, è sempre necessario utilizzare con cautela uno strumento che cerca di indagare un campo così sfaccettato come quello della personalità, soprattutto tenendo conto di possibili influenze, nella compilazione dei questionari, derivati dagli effetti di desiderabilità sociale o dai pregiudizi che il soggetto potrebbe avere nell’autovalutarsi.

di Daniele Sasso

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2 commenti su “La teoria dei Big Five: lo studio delle differenze individuali nei tratti di personalità”

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