L’Amazzonia una volta era il polmone “verde” della Terra. E adesso potrebbe tornare ad esserlo grazie alle alghe

Mentre la foresta amazzonica continua a bruciare, le persone continuano ad urlare slogan come “L’Amazzonia è il polmone verde della Terra”, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che “La nostra casa sta bruciando”, celebrità come Leonardo DiCaprio e Vanessa Hudgens hanno raccolto fondi per sostenere l’Amazzonia e l’hashtag #PrayForAmazonia è diventato virale.

I nostri cuori sono scoppiati collettivamente per l’Amazzonia per due motivi: il primo per la tragedia ancestrale e ambientale che si stava svolgendo sotto i nostri occhi, il secondo perché quei 6-8 milioni chilometri quadrati di foresta pluviale svolgevano un ruolo vitale nella rimozione dell’anidride carbonica dall’aria mondiale. Più a lungo bruciano gli incendi, meno filtrazione dell’aria naturale avrà la Terra.

Ma mentre l’Amazzonia svolge un ruolo vitale nell’assorbimento globale di carbonio (motivo in più per continuare a salvaguardarla), tra il 1994 e il 2007 i nostri oceani hanno assorbito 34 gigatoni di carbonio attraverso le alghe, la vegetazione marina e i coralli.

In altre parole la salvezza per l’Amazzonia, e anche per il nostro ecosistema, potrebbe arrivare non tanto dagli alberi, quanto dagli oceani. Le soluzioni provenienti dal mondo naturale, in particolare da quello marino, aiuteranno a correggere gli errori umani.

Thomas Crowther, ecologo attivo presso l’Università di Zurigo, ha dichiarato che sul nostro pianeta c’è spazio a sufficienza per piantare altri 1,2 trilioni di alberi aggiuntivi.

Queste foreste potrebbero aiutare l’Amazzonia non solo a tornare ad essere il polmone verde della Terra, ma anche a stoccare talmente tanta Co2 da annullare per almeno un decennio le emissioni di anidride carbonica.

Altri scienziati però non sono così speranzosi, anzi: la maggior parte ritiene che, per raggiungere questo obiettivo, potrebbero volerci centinaia di anni. Il momento ottimale per piantare alberi e far fronte all’attuale crisi climatica era già giunto decenni di anni fa.

Piantare adesso il maggior numero di alberi possibili, come sta già accadendo in Thailandia e in India, potrebbe togliere nove gigatoni di carbonio all’anno, ma d’altra parte aumenterebbe anche i prezzi dei prodotti alimentari dell’80% entro il 2050.

Gli alberi da soli quindi non ci salveranno dalla crisi, ma gli oceani sì, grazie alle alghe.

Le alghe, che ancora adesso sono viste come un problema, in realtà possono essere utilizzate in vari modi per ridurre il carbonio nell’atmosfera. Oltre ad essere efficaci per catturare l’anidride carbonica, possono essere utilizzate in una grande quantità di prodotti e di materiali sostenibili e commerciali, come le scarpe da tennis, le alternative all’acciaio e gli hamburgher per i vegetariani e i vegani.

Alghe: come fanno ad immagazzinare il carbonio presente nell’aria?

Le alghe, quando vengono utilizzate con bioreattori ad intelligenza artificiale, sono fino a 400 volte più efficienti rispetto ad un albero per rimuovere la Co2 dall’atmosfera.

Ciò significa che, mentre stiamo imparando a ridurre le emissioni di carbonio e a migliorare i nostri consumi, possiamo iniziare ad utilizzare anche le alghe per ridurre il carbonio atmosferico.

Se usate correttamente, le alghe possono azzerare il carbonio presente in una città senza cambiare gli attuali schemi di produzione o di consumo.

Gli alberi e le alghe catturano l’anidride carbonica in modo naturale. Gli alberi la consumano durante il processo della fotosintesi, assorbendola nei loro tronchi e nelle loro radici e rilasciando poi ossigeno nell’aria, mentre le alghe possono consumarla più rapidamente rispetto agli alberi perché, oltre ad essere in grado di ricoprire molta più superficie, crescono più in fretta e possono essere controllate più facilmente dai bioreattori.

I bioreattori possono contenere grandi quantità di alghe e ottimizzare il loro ciclo vitale molto più facilmente rispetto a quello degli alberi. Oltre a questo prendono le alghe eccessive, le disidratano e le utilizzano poi come combustibile o biomassa.

Cambiamenti climatici: quali sono i prossimi passi che si possono compiere per salvare il nostro pianeta e l’Amazzonia?

Le alghe stanno diventando un’alternativa più praticabile e realistica rispetto alle altre soluzioni, ben più costose, per contrastare il cambiamento climatico.

Le aziende, in particolare le start up, hanno cominciato a riconoscerle come opportunità e ad investirci, tuttavia esistono una serie di gesti che le persone comuni possono fare per salvare il pianeta e anche l’Amazzonia.

Oltre ad andare fuori e piantare un albero, partecipare alla pulizia dell’oceano o lavorare per aziende che stanno apportando cambiamenti progressivi alla nostra Terra, si può iniziare anche a considerare le alghe come una risorsa alimentare, a prendere in considerazione l’acquisto di prodotti creati con le alghe e a sostenere gli sforzi locali per l’adozione delle alghe come metodo per la diminuzione del carbonio.

I problemi del mondo possono essere risolti in due modi: con l’azione collettiva e con la tecnologia umana, che migliora il modo di fare delle cose.

Tutti possono far parte del cambiamento e supportare quelle aziende che stanno aprendo la strada per risolvere la crisi climatica e, contemporaneamente, salvare l’Amazzonia e far sì che torni ad essere il polmone verde del nostro pianeta.

Di Francesca Orelli

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