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Guernica: una situazione purtroppo sempre più attuale (parte I)

Qual è oggi il modo migliore per protestare contro una guerra? Come è possibile influenzare il maggior numero di persone? Nel 1937 Pablo Picasso espresse la sua rabbia e il suo grande no alla guerra con Guernica, un ampio e interessante dipinto esposto a milioni di visitatori all’Esposizione Universale di Parigi.

Da allora Guernica divenne la più potente forma di accusa del XX secolo contro la guerra, un dipinto che ancora oggi, purtroppo, è intensamente rilevante.

Guernica, simbologia contro la guerra

Gran parte della potenza emotiva del dipinto deriva dalle sue schiaccianti dimensioni. Alto circa un metro e vento e largo venticinque, Guernica non è un quadro che si osserva con distacco spaziale. Sembra che ti avvolga, ti immerga nelle sue figure e ti ci trascini dentro.

E sebbene le dimensioni facciano riferimento alla lunga tradizione dei dipinti della storia europea, Guernica è diverso, perché sfida la guerra e non l’accetta come eroica. Ma allora perché Picasso l’ha dipinta?

La guerra è un crimine contro l’umanità

Nel 1936 in Spagna iniziò una guerra civile tra il governo repubblicano democratico e le forze fasciste, guidate dal generale Francisco Franco, nel tentativo di rovesciarle.

Il dipinto di Picasso si basa sugli eventi del 27 aprile 1937, quando la forza aerea tedesca di Hitler, agendo a sostegno di Franco, bombardò il villaggio di Guernica, a nord della Spagna, una cittadina senza alcun valore militare strategico.

Fu il primo bombardamento aereo della storia su una popolazione civile.

Fu una missione di addestramento a sangue freddo, pensata per testare una nuova tecnica di bombardamento, per intimidire e terrorizzare la resistenza. Per oltre tre ore, venticinque bombardieri hanno lanciato bombe, esplosive e incendiarie, sul villaggio, riducendolo in macerie. Altri venti aerei da combattimento si scontrarono e uccisero molti civili che cercavano di fuggire.

La devastazione fu spaventosa. Gli incendi bruciarono per tre giorni e il 70 per cento della città fu distrutto. Un terzo della popolazione, 1600 civili, furono feriti o uccisi.

La notizia dell’attacco arriva a Picasso

Il 1 maggio 1937 la notizia dell’atrocità commessa raggiunse Parigi. Rapporti di testimoni oculari riempirono le prime pagine dei giornali locali e internazionali.

Picasso, in sintonia con il governo repubblicano della sua terra natale, rimase inorridito dalle notizie che narravano di devastazione e morte.

Guernica è la sua risposta visiva, il suo memoriale al brutale massacro.

Dopo centinaia di schizzi, il dipinto fu realizzato in meno di un mese e poi consegnato al padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi, dove ne divenne l’attrazione centrale. Ad accompagnarlo, film documentari, cinegiornali e fotografie grafiche di brutalità fasciste nella guerra civile.

Guernica non è la tipica celebrazione della tecnologia che la gente si aspettava di vedere in una fiera di livello mondiale, ma l’intero padiglione spagnolo ha scioccato il mondo intero che si ritrovò a dover aprire gli occhi e affrontare di petto la sofferenza del popolo ispanico.

Al termine dell’evento, le forze repubblicane spagnole mandarono Guernica a fare un tour internazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi per i rifugiati spagnoli. Viaggiò per il mondo per 19 anni per poi fermarsi a New York al museo di arte moderna.

Picasso si rifiutò di far rientrare il dipinto in Spagna fino a quando il Paese non sarebbe stato ripreso in mano dalle forze democratiche, cosa che si verificò nel 1981. Oggi Guernica risiede stabilmente nella Reina Sofia, il museo nazionale di arte moderna a Madrid.

Guernica: cosa possiamo vederci dentro?

Come accennato, stiamo parlando di un quadro non facile da decifrare. Ovunque sembra esserci morte e distruzione e ancora morte. E mentre i nostri occhi si adattano all’azione frenetica del dipinto, ecco che le figure iniziano a emergere.

All’estrema sinistra c’è una donna, con la testa all’indietro, che grida per il dolore, tenendo in mano il corpo senza vita del suo bambino. Questa è senza dubbio una delle immagini più devastanti e indimenticabili di Guernica.

Alla sua destra, vi è la testa e il corpo parziale di un grande toro bianco, l’unica figura incolume e calma nel caos. Sotto di lei, un corpo con un braccio reciso e una mano mutilata che stringe una spada spezzata. Sono visibili solo la testa e le braccia, il resto del corpo è oscurato dalle parti sovrapposte e sparse di altre figure.

Al centro si erge un cavallo terrorizzato, il fianco trafitto da una lancia. Sulla destra ci sono altre donne. Una si precipita nella calca, guardando la forte luce nella parte superiore della scena. Un’altra si sporge dalla finestra di una casa in fiamme, con il braccio allungato a reggere una lampada. La terza donna appare intrappolata nell’edificio in fiamme.

Ogni volto è distorto in un’espressione di agonia. Gli occhi slogati, le bocche aperte, le lingue a forma di pugnale.

Colori

Picasso scelse di dipingere Guernica in una netta tavolozza monocromatica di grigio, bianco e nero. Ciò può riflettere il suo incontro iniziale con le relazioni e le fotografie dei giornali originali in bianco e nero. O forse ha suggerito a Picasso l’oggettiva fattualità di un rapporto in stile ‘testimone oculare’.

Qualità documentaria che viene ulteriormente enfatizzata dal motivo tramato al centro del dipinto che va a creare l’illusione della carta da giornale.

La forte alternanza di contrasti in bianco e nero sulla superficie della pittura crea anche un’intensità drammatica, un’energia cinetica visiva di un movimento frastagliato.

Complessità visiva

A prima vista, la composizione di Guernica appare confusa e caotica. Lo spettatore viene gettato nel mezzo di un’azione intensamente violenta. Tutto sembra essere in costante evoluzione. Lo spazio è compresso e ambiguo, con prospettive mutevoli e molteplici punti di vista, caratteristici del precedente stile cubista di Picasso.

Le immagini si sovrappongono e si intersecano, oscurando le forme e rendendo difficile distinguerne i confini. I corpi sono distorti e semi-astratti, le forme discontinue e frammentarie. Tutto sembra confuso, mentre le linee angolari taglienti sembrano perforare e spezzare i corpi smembrati.

Tuttavia, esiste in realtà un ordine visivo prevalente. Picasso bilancia la composizione organizzando le figure in tre raggruppamenti verticali, spostandosi da sinistra verso destra, mentre le figure centrali si stabilizzano all’interno di un grande triangolo di luce.

Il simbolismo di Guernica, cosa ci vuole comunicare Picasso

C’è stato un dibattito quasi infinito sul significato delle immagini di Guernica. Interrogato sul suo possibile simbolismo, Picasso affermò che quello era semplicemente un appello alla gente, per far vedere loro la realtà. Voleva che la gente si preoccupasse per quello che stava succedendo alle persone e agli animali.

Nel quadro a cui sto lavorando, che chiamerò Guernica, esprimo chiaramente il mio orrore per la casta militare che ha affondato la Spagna in un oceano di dolore e morte.

Il cavallo e il toro sono due immagini che Picasso ha utilizzato per tutta la sua carriera, parte della sua vita e del rituale della corrida spagnola a cui ha assistito per la prima volta da bambino. Alcuni studiosi interpretano i due animali come rappresentati della battaglia tra i combattenti repubblicani (cavallo) e l’esercito fascista di Franco (toro). Picasso disse solo che il toro rappresentava la brutalità e l’oscurità, aggiungendo che non spettava al pittore definire i simboli il quale, altrimenti, avrebbe dovuto scrivere così tante parole da riempire il dipinto stesso. È il pubblico che guarda l’immagine a dover interpretare i simboli così come li capiscono.

Fonte immagine: Sartle.com

Articolo scritto da Silvia Saltarelli

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2 commenti su “Guernica: una situazione purtroppo sempre più attuale (parte I)”

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