Le Euristiche: scorciatoie cognitive che non sempre portano alla giusta soluzione (Parte II)

Sono molteplici gli studi che negli ultimi decenni hanno indagato le euristiche, arrivando a categorizzarle in quattro tipologie.

Nella prima parte di questa rassegna sono state analizzate quelle che fanno riferimento alla disponibilità in memoria di un evento e dell’ancoraggio ad un’opinione altrui precedentemente espressa. Rimangono quindi altre due euristiche da analizzare:

Euristica della simulazione: le persone tendono ad immaginare come sarebbero potute andare le cose rispetto a ciò che è effettivamente accaduto. Questa tipologia di pensiero viene definita ragionamento controfattuale, ed è tipica, ad esempio, di quando siamo assaliti da un rimpianto, da qualcosa che avremmo potuto ottenere se solo il corso degli eventi si fosse sviluppato in maniera diversa.

Interessante, da questo punto di vista, è stato lo studio di Medvec, Madey e Gilovish, che dimostrò come i vincitori delle medaglie d’argento fossero meno felici degli atleti che avevano vinto una medaglia di bronzo. Questo in virtù di un pensiero controfattuale verso l’alto, ovvero del rimpianto di non aver vinto l’oro, da parte degli atleti arrivati secondi.

Al contrario, chi aveva vinto il bronzo, tendendo ad un pensiero controfattuale verso il basso (la possibilità di non salire sul podio) dimostrava di essere maggiormente soddisfatto.

Euristica della rappresentatività: un singolo caso viene valutato sulla base della somiglianza di un caso tipico. Un esempio classico è quello di fornire ad un soggetto delle caratteristiche di un personaggio, chiedendo poi quale lavoro quel personaggio potrebbe svolgere. Le persone tendono a formulare giudizi probabilistici scorretti, a causa della tendenza ad ignorare i tassi base di frequenza, ovvero le probabilità a priori di ottenere un certo risultato.

Ancora una volta, è stato uno studio di Kahneman e Tversky a fornire le prove più evidenti di questa tendenza.  Ai soggetti venivano fornite delle descrizioni di alcuni tra un centinaio di individui, e in seguito veniva chiesto di scegliere tra due professioni da associarvi. Le risposte si basavano quasi totalmente sulla descrizione letta, e non sulle percentuali presenti delle due tipologie di lavoratori.

Se una persona veniva descritta, ad esempio, come poco socievole e amante dei libri, al momento della scelta i soggetti dichiaravano che questi fosse sicuramente un bibliotecario, piuttosto che un ingegnere. Questo nonostante gli ingegneri siano molti di più, in Italia, rispetto ai bibliotecari.

Pur rimanendo uno strumento di incredibile utilità per semplificare le proprie scelte ogni giorno, le scorciatoie cognitive possono quindi portare a degli errori di valutazione nel caso in cui il compito sia maggiormente sfaccettato.

L’uso delle euristiche rimane di primaria importanza per affrontare determinate situazioni, anche se un abuso delle stesse potrebbe trarci in inganno di fronte ad un evento che necessita di un’analisi più approfondita.

di Daniele Sasso

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