Il cervello adolescente tra cambiamenti biologici e bisogno di emancipazione

L’adolescenza rappresenta uno dei momenti più affascinanti e tumultuosi dal punto di vista evolutivo. Spesso è difficile comprendere le scelte azzardate e apparentemente insensate che accompagnano la vita di chi non è più un bambino, ma neanche un adulto.

L’impulsività e la disattenzione tipiche di questo periodo critico possono comportare problematiche di vario genere: il rischio di incidenti, così come quello dell’abuso di alcol e droga, rendono la gestione di questi anni uno dei compiti più ardui per i genitori.

Tra le caratteristiche comportamentali dell’adolescenza, infatti, quella principale può essere riassunta nell’insensibilità davanti alle conseguenze. Ma le motivazioni che spingono i ragazzi ad agire in maniera sconsiderata hanno una ragione biologica che ha, paradossalmente, alla sua base la sopravvivenza.

Un atteggiamento tipico dell’adolescente è infatti quello di entrare in contrasto con il proprio nucleo familiare. Allo stesso tempo, la massima affiliazione nei confronti dei propri coetanei comporta una facilitazione nella separazione dalla famiglia.

Adolescenza e sopravvivenza

Questi eventi comportano evidentemente un vantaggio dal punto di vista adattivo. Se lo scopo di ogni essere vivente è quello di permettere la prosecuzione della propria specie, è fondamentale che questo avvenga tramite la riproduzione.

Quando un quindicenne litiga con la famiglia, anteponendo l’amore romantico e le proprie amicizie ai rapporti con i propri genitori, sta, in buona parte, assolvendo ad un vero e proprio compito evolutivo.

Si sta emancipando, iniziando a sperimentare quella che sarà un’esistenza sempre meno dipendente dalle figure di attaccamento. Sta cominciando il suo percorso verso un futuro che prevederà la formazione di un nuovo nucleo, e l’inizio di una vita maggiormente basata sulle proprie attitudini e volontà.

Dal punto di vista biologico, diversi studi testimoniano come il cambiamento nel comportamento sia lo specchio di modifiche strutturali e funzionali in buona parte predeterminate.

La maturazione sessuale e la risposta allo stress più marcata, derivate da cambiamenti ormonali, si accompagnano infatti ad una attivazione esagerata del sistema limbico, comprendente aree sottocorticali del cervello fortemente implicate nella risposta emotiva. Aree cerebrali maggiormente coinvolte nel ragionamento e nel raziocinio, come ad esempio la corteccia prefrontale, sono invece meno sviluppate, determinando una minore prudenza e uno scarso controllo sulle emozioni.

Esplorazione e impulsività

Questo dislivello nello sviluppo cerebrale tra aree “più emotive” e aree “più razionali” comporta la propensione dell’adolescente all’impulsività, caratterizzata da decisioni non ottimali e ad alto rischio. Saranno proprio quei rischi, però, a consentire delle maggiori possibilità di esplorare il mondo e trovare un partner sessuale, e a promuovere l’indipendenza.

In ogni caso, parliamo di un processo che ha durata di anni (tipicamente tra i 12 e i 20 anni), e che prevede un distacco graduale da gestire in maniera equilibrata. Un attaccamento morboso con la propria famiglia, così come un taglio netto di quei rapporti, potrebbero allo stesso modo influenzare negativamente la strada da intraprendere.

Il modo migliore di favorire questo processo, da parte dei genitori, è quello di lasciare la corda pian piano, assecondando la progressiva autonomia dell’adolescente che si fa largo nel mondo degli adulti.

di Daniele Sasso

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1 commento su “Il cervello adolescente tra cambiamenti biologici e bisogno di emancipazione”

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